Assidua lettrice di racconti di viaggio (dei Turisti per Caso), e recensore costante su Trip Advisor per quel che riguarda hotel, ristoranti e posti da visitare… Questa sono io, e la mia idea di racchiudere in un'unica pagina, la mia, tutti gli svariati contributi relativi ai miei viaggi nel mondo reale e in quello del gusto, di modo che esperienze, sensazioni, colori, sapori e giudizi possano insieme mescolarsi nel diario di un'esperienza di vita.

Panico da viaggio? Ci penso io! Sarò lieta di aiutarvi in ogni piccolo aspetto organizzativo… Scrivete sul blog o alla seguente pagina facebook: www.facebook.com/viaggiarecongiudizio

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SARDEGNA... in lungo e largo

A gennaio, come ogni anno, appena approvato il piano ferie è sempre il momento di pianificare la prima vera vacanza.
Il periodo scelto è sempre quello tra maggio e giugno, dove il tepore della primavera cede il passo ad un'estate non ancora affollata da turisti e bagnanti smaniosi di tintarella.
La Grecia è il mio punto fermo, quello attorno cui ruotano tutti i programmi: ma il giro che ho in mente di fare quest'anno non trova supporto negli orari delle svariatissime compagnie di navigazione, e ci porterebbe a perdere pezzetti di giorni qua e la.
Improvvisamente un'idea: e se andassimo in Sardegna?
E' come se tra siciliani e sardi scorresse una sorta di conflittualità latente, per cui ognuno abbia i posti più belli, il mare più cristallino, il cibo più buono... e si finisce per chiudersi nella propria felice realtà isolana, escludendo la possibilità di esplorare l'altra...
Ma io non voglio avere limiti nei miei viaggi: voglio scoprire, gustare, assaporare, guardare...
Il periodo migliore ci sembra quello agli inizi di giugno, poi scoprirò anche il perché... pare che nella terza settimana di giugno, a Olbia si corra il mondiale di rally... e Francesco non vuole perderselo...
Così, dopo 15 giorni in lungo e largo per la Sardegna, lo lascerò solo ad inerpicarsi su per stradine e impolverarsi fino ai capelli in compagnia di un suo ugualmente fanatico amico.
Naturalmente, quando parlo di viaggio e successivamente affianco i nomi di Roberta e Francesco, non intenderò mai puro relax.
E' così che un pomeriggio prima della partenza ci ritroviamo, cartina alla mano (ma sarebbe meglio dire cartina al pavimento, date le dimensioni della stessa) a pianificare il nostro giro dell'isola. 
Piccola guida accanto, alcuni suggerimenti carpiti da colleghi e il gioco è fatto: il tour de force avrà inizio il 6 giugno da Alghero e terminerà il 15 giugno a Porto Cervo, per godere poi di altri 5 giorni di relax post affaticamento (e, ahimè, post ustione).
Tutto ciò che ha caratterizzato questa nostra esperienza, dalle strade percorse ai panorami, dalle spiagge al cibo, sarà custodito gelosamente nei nostri ricordi e condiviso con voi attraverso questo diario, che spero possa essere di aiuto a chi voglia intraprendere un viaggio itinerante in questa splendida isola... o anche solo sognare!
Come sempre, buona lettura... con giudizio!

GIORNO 1:
Qualche giorno prima della partenza, scopriamo che anche il nostro amico e collega Francesco (varietà di nomi... lo scoprirete anche più avanti!) ha prenotato con la moglie una settimana nella zona di Stintino, la prima che ci vedrà ospiti, con partenza proprio il 6 giugno. Saremo, dunque, compagni di viaggio quella mattina sull'aereo che ci porterà ad Alghero.
La primavera, quest'anno è stata totalmente inesistente, la voglia e il bisogno di sole e bel tempo ci divora letteralmente.
Al nostro arrivo, ecco ad accoglierci l'astro splendente e quella che sarà la nostra compagna di avventura: una nuovissima Panda nera, immacolata nei suoi appena 1000 km...
Presto diventerà, per noi, semplicemente Panda Pazza.
L'applicazione Trip Advisor inizia a mettersi in funzione: anche lei, come Panda Pazza, la ciliegia e le mutande del mio costume (che incontreremo a breve in questo lungo viaggio), ci terrà compagnia e ci darà supporto nei momenti di scelta.
L'agriturismo LA TANKITTA sembra l'ideale per ospitarci nella giornata dedicata alla visita di Stintino:
4 su 5 stelle


La struttura è molto bella, stile casale immerso nella campagna circostante, e la stradina per arrivarci contribuisce al suo fascino agreste.

Purtroppo, siamo stati tra i primissimi ospiti di questa stagione estiva, partita a rilento causa tempo poco clemente; quindi non abbiamo potuto ammirare la struttura nella sua completezza, essendo ancora in corso qualche lavoretto di ristrutturazione.

Camera piccolina ma confortevole, ad un prezzo decisamente interessante

Depositati i nostri bagagli, ci dirigiamo alla scoperta innanzitutto gastronomica della zona (vi aspettereste altro da due come noi?).
Purtroppo, non sembra siamo capitati nella più tipica, tradizionalmente parlando, area della Sardegna... 
Spendere discretamente per mangiare appena sufficientemente sembra il motto di tutti i locali con affaccio sul mare...
Il ristorante VALENTINA, consigliatoci dalla ragazza che gestisce il b&b, sembra rappresentare un buon compromesso:

4 su 5 stelle


Indubbiamente, nel valutare le strutture alberghiere e ristoratrici presenti in zona Stintino, il giudizio non può essere "assoluto", ma necessita per forza di un confronto con quello che le altre strutture presenti nello stesso territorio offrono.

E stintino, purtroppo, non spicca per eccellenza, essendo una località molto turistica.

E' così che il ristorante La Valentina, con una giudizio che -in assoluto- si situerebbe sulla media del 3, guadagna un punto in più perché sicuramente sopra la media dei suoi "contendenti".

La vista è eccezionale, i primi piatti cucinati bene (ottimi i culurgiones) e una seadas squisita. 
Prezzo assolutamente nella media, anzi forse leggermente sotto, rispetto agli altri locali della zona.

La zona è turistica, si sa... ma valeva la pena venire fin qui per ammirare la splendida spiaggia della Pelosa, con al suo centro l'immancabile torre spagnola. 
L'intera isola è cosparsa di queste torri di difesa, e io credo di aver perso la testa per ognuna di esse...

Il parcheggio della Pelosa offre ancora qualche posto macchina libero... la spiaggia è abbastanza affollata... siamo solo ai primi di giugno, non voglio immaginare cosa sia la spiaggia, e soprattutto il parcheggio che scorre lungo la litoranea, in piena estate.
La sabbia è finissima, il venticello ti aiuta a sentire il calore del sole sulla pelle senza che diventi eccessivamente fastidioso... 
Le condizioni per un leggero pisolino ci sono tutte... se non fosse per un gruppo di marocchini/tunisini/insommacisiamocapiti alle nostre spalle che intrattengono altri turisti con la vendita della loro mercanzia, esprimendosi in perfetto... dialetto sardo!
Francesco mi guarda di sbieco, sono passate due orette dal nostro approdo in spiaggia, e per la sua buona volontà di accontentamento è già troppo.
Riprendiamo Panda Pazza e ci dirigiamo all'esplorazione della zona intorno a Stintino: dallo stagno Casaraccio alle vicine saline con tonnara, fino allo stagno di Pilo: la curiosità di avvistare i fenicotteri rosa è tanta, ma altrettanta è la delusione del totale nulla intorno a noi.
Quasi istintivamente, Panda Pazza imbocca una strada che giunge fino ad un paese che sembra dimenticato da tutto e tutti: vecchie costruzioni in stato di abbandono dopo un tentativo di recupero edilizio, una piccola spiaggetta davanti deserta ed un bar... aperto...
Siamo ad Argentiera, vecchio insediamento minerario dell'isola (uno dei tanti), abbandonato a se stesso e popolato, sembra, solo dai gestori del bar (e i loro fedelissimi amici).
Sembra già qui di essere all'interno della scena di un film... ma non ho ancora visto tutto ciò che mi si prospetterà davanti agli occhi durante questo viaggio.
Sulla strada per il rientro a Stintino, decidiamo di prendere la deviazione per Torre Falcone, da sempre attratti da tutto ciò che si trovi in cima a qualche promontorio. La strada inizia sterrata, e procede nel peggiore dei modi: Panda Pazza reclama pietà, e non possiamo non assecondarla.
La cena nel paese di Stintino non resterà degna di nota: piccolo villaggio a ridosso di un porto, con pochi locali protesi attraverso le loro verande lungo il mare, che sembrano attrarre solo i turisti, o i più sprovveduti... 
DI BOLINA questo ci offre, e questo accettiamo.

3 su 5 stelle

Classico ristorante turistico in posto turistico... 
Del resto, quando su Trip Advisor il miglior ristorante della zona ha un punteggio massimo di 4, capisci che il tuo pasto non sarà poi così indimenticabile. 
Prendiamo due antipasti, per una cena leggera... il conto lo è un pò meno, ma -come scritto sopra- si è abbastanza preparati.
Il servizio è cortese e veloce.

Di sicuro, avremo cene migliori.


GIORNO 2:
La sveglia sarà un pò l'incubo di questa vacanza... tutte le mattine alle 8, nemmeno dovessimo presentarci per una malaga - napoli... 
Eppure la voglia di esplorare è tanta, e i chilometri da percorrere con Panda Pazza non sono da meno... 
Colazione, cartina alla mano e via... lungo la strada che costeggia la valle dei Nuraghi. 
Da Stintino direzione Sassari, usciti a Caniga imbocchiamo una serie di stradine interne che passano per Uri, fino ad arrivare a Ittiri: campi di grano accompagnano il nostro viaggio, e ci portano alla solitaria chiesa di San Pietro di Sorres, dalla facciata e le navate dipinte di bianco e nero. 
Poco più in la, il paesino della ciliegia: Bonnanaro.
Una serie di viuzze attraversa questo borgo dall'aspetto semi deserto; siamo alla ricerca di un market per acquistare della ciliegia locale.
Ne individuo uno, e mi ci fiondo immediatamente... il resto è storia... storia della vita di paese, di gente che si chiama per nome, di sacchi con la spesa giornaliera pronti ad aspettare il "solito" cliente.
Mi perdo ad ascoltare il loro dialetto, vorrei essere parte dei loro discorsi, ma a tratti qualcosa mi sfugge...
La ragazza al banco mi invita a provare due tipi di ciliegia... scelgo la più dolce... ma scopro che non è quella locale... dovrei aspettare il tardo pomeriggio, quando gli uomini tornano dalle campagne, ma Panda Pazza ha i motori accesi e il musetto in direzione Alghero.
Acquisto comunque un chilo di quella ciliegia "extra comunitaria", che addolcirà diversi nostri pranzi a venire. 
Il nuraghe Santu Antine ci aspetta all'uscita del paese, subito dopo Torralba: eccolo li, maestoso e ancora quasi intatto. Con 6 euro riusciamo anche ad entrare al suo interno, percorrendo la scala irta verso la cima, da cui si osservano i campi arati tutt'intorno. 
Il paesaggio della campagna mi rilassa; mi piace ascoltare la tranquillità delle cicale in lontananza, sentire il sole e annusare i profumi della sterpaglia. 
Lo stomaco inizia a brontolare, così dirigiamo Panda Pazza attraverso le stradine in direzione di Villanova Monteleone, dove troveremo una bottega che ci offrirà il pranzo del giorno, un gigantesco panino con mortadella e provola, alla bellezza di... € 0,90 ciascuno.
Mangiare il panino sul ciglio di una strada panoramica ha un suo perché... si osserva il profilo della costa rocciosa e si scorge il mare di Alghero in lontananza. 
Alghero... la città catalana... Francesco avverte il desiderio di un piatto di aragosta alla catalana, cucinata con pomodoro a pezzetti e quantità infinite di cipolla a crudo: una tipicità della zona. 
Individuiamo il ristorante per la cena, e chiamiamo chiedendo la disponibilità del piatto: trattandosi di qualcosa di molto costoso, potrebbe non essere presente nel menù della giornata, se non su ordinazione.
Ed infatti al ristorante non hanno provveduto ad acquistare l'aragosta per la giornata: ci sono, però, gli astici, che possono essere cucinati in egual modo.
Francesco conferma... io, che non amo i crostacei, spero di poter mangiare altro...
Trip Advisor alla mano, scegliamo anche la struttura che ci ospiterà per la notte... forse l'angolo di paradiso di questa vacanza...
Sulla terrazza del SU SIRVONE ho lasciato un pezzetto del mio cuore: 

5 su 5 stelle
Splendida struttura... non ci vogliono molte parole per definire questa meravigliosa villa immersa nel verde, collocata su una piccola altura da cui si gode di una splendida vista sul mare. 
Di sicuro, una delle zone più belle dell'ancora selvaggia e poco turistica Alghero.

La terrazza incanta, e farci colazione al mattino ti dà la giusta carica per iniziare bene la giornata.

Scambiare due chiacchiere con i proprietari, poi, ti fa sentire come a casa.
Peccato averci soggiornato una sola notte.

Il b&b si trova nella località balneare Maristella, un tratto di costa poco fuori la città e ancora selvaggio. 
Dopo aver lasciato i bagagli in camera, ci dirigiamo verso Capo Caccia e la grotta di Nettuno: 656 scalini a scendere (e altrettanti a risalire), prima di poter accedere ad una grotta scavata al livello del mare.
La fronte suda già al solo pensiero della risalita: vedo persone esauste, con i volti arrossati, e osservo la scalinata che va a perdersi lontano dal mio orizzonte visivo. 
Non sono particolarmente entusiasta, ma il posto mi affascina: questa scalinata è completamente "inghiottita" tra due falesie, ha un fascino tutto suo, impreziosito dal blu del mare e dal canto dei gabbiani. 
Groppo in gola, e giù... si parte!
Giunti in prossimità della grotta, chiediamo il prezzo per l'ingresso: 13 € per vedere una grotta come tante, tantissime altre, non ci entusiasma particolarmente. In più il pensiero della risalita fa si che ci sediamo qualche minuto all'ombra della grotta, per raccogliere tutte le forze prima della scarpinata.
E' qui che inizio ad invidiare le ondate di turisti giunti alla grotta attraverso le navi... poi penso che, in realtà, hanno perso la parte più bella, e cioè lo splendido paesaggio della discesa. 
Mi faccio forza.
Parto.
Mi fermo una volta... poi due... poi tre... finiremo col fare una "staffetta" con un'altra coppia di stranieri... la staffetta dei riposi... 
Finalmente ci siamo... il bar nel parcheggio mi sembra un miraggio... Sarà la coca cola più rinfrescante della vacanza.
Sulla strada del rientro, imbocchiamo la prima stradina sulla sinistra, dalla quale si gode il panorama dell'isola Piana. 
Torniamo indietro, direzione Porto Ferro: uno dei più bei punti panoramici di tutta l'isola.
Lasciamo la macchina in un parcheggio, e a piedi ci avviamo verso la torre: da lì si scorge un'ampissima spiaggia e una vegetazione tutt'intorno che mi attrae con i suoi colori e profumi.
Camminare in mezzo a stradine sterrate e arbusti è una delle cose che apprezzerò maggiormente: non importa la stanchezza, non importa la fatica... per una passeggiata di questo tipo sarò sempre disponibile. 
Rientrati al parcheggio, imbocchiamo a piedi la stradina che porta al lago di Baratz. Facciamo pochi passi, ma ci rendiamo subito conto che il percorso è lungo: la voglia di goderci il tramonto dalla terrazza del b&b prende il sopravvento. 
La passeggiata al lago Baratz sarà la scusa (una delle tantissime, individuate in questo pomeriggio) per tornare ad Alghero. 
La nostra serata si conclude con una passeggiata per il centro della città e i suoi bastioni: alla fine di questa "traversata" pedonale troviamo il ristorante che ci accoglierà per la cena, il KINGS:

4 su 5 stelle
Veniamo consigliati su questo ristorante da due persone residenti in città, e dopo aver letto anche le recensioni su Trip ci convinciamo ulteriormente.

Per gustare la tipica cucina di Alghero, chiamiamo in giornata per chiedere l'aragosta alla catalana. In cucina hanno solo gli astici: ci andrà bene provare quello, cucinato sempre con pomodoro e cipolla, all'antica maniera.

Il locale si trova lungo i bastioni, quasi alla fine di tutta la sfilza di tavoli e luci degli altri ristoranti. 

Sarebbe bello proseguire la cena all'aperto, ma la serata è eccessivamente fresca, così seguiremo altri ospiti e ci sposteremo all'interno.

Il cibo è di ottima qualità: dal tris di antipasti agli gnocchetti; dall'astice alla catalana al tonno in crosta di pistacchi.

Deludente, per me, il tiramisù: poco fedele alla tradizione, ed eccessivamente aromatizzato.

Servizio cordiale ma eccessivamente a rilento.

Francesco è un po' brillo, ride di gusto e mi travolge con la sua allegria. Salutiamo la città e le sue mille barche ormeggiate, per rifugiarci nella tranquillità del nostro angolo di paradiso. 
La colazione in terrazza mi risveglia con gusto: il cuore piange al pensiero di dover andare via...vorrei trascorrere qui altri dieci, cento, mille giorni... 
Ma Panda Pazza (e, da oggi, anche Ciliegia) ci aspetta, pronta per una nuova avventura.


GIORNO 3:
Il cielo è grigio, sembra di essere tornati a Malpensa... 
Quest'estate, dopo un assaggio di sole nei giorni scorsi, sembra non voler proprio decollare.
Il programma di oggi prevede la discesa fino a Bosa, piccolo borgo a metà tra Alghero e Oristano, sfruttando una bellissima strada panoramica che costeggia il suddetto tratto di costa.
Purtroppo le nuvole non ci faranno godere a pieno degli anfratti e del mare apparentemente poco cristallino, ma merita davvero il passaggio in macchina sotto una pseudo galleria scavata su uno sperone di roccia.
Giunti in prossimità del paese di Bosa, un raggio di luce sembra rischiarare la nostra giornata... In realtà sono le tinte pastello degli edifici di un borgo tutto a colori, impresso in decine di ritratti dalla mia macchina fotografica, mentre Panda Pazza si inerpica su per il tornante che congiunge Bosa a Macomer, fino a Santu Lussurgiu, per poi da lì addentrarsi lungo la valle del Tirso. 
Da Paulilatino a Fordongianus, una serie di stradine interne circumnavigano il fiume, fino poi ridiscendere verso Oristano. 
Il sole, stavolta, non è solo un miraggio... Pian piano decide di far capolino e guidarci fino alla scoperta della stravolgente penisola del Sinis.
Stravolgente perché è qui che mi imbatto in scorci paesaggistici mozzafiato e in paesi che sembrano intrappolati nel tempo. 
Lasciato alle nostre spalle lo stagno di Cabras (anch'esso, ahimè, privo di qualunque vita riconducibile alla specie del fenicottero rosa), imbocchiamo la stradina per Is Arutas, secondo la guida una delle spiagge più interessanti di tutta l'isola perchè dotata, assieme alla vicina Mari Ermi, di una spiaggia composta da grani di quarzo.
La spiaggia in sè si rivela abbastanza deludente, invasa da una fitta colonia di insetti e moscerini di qualsiasi tipo.
Nulla di interessante nemmeno dal punto di vista fotografico, così decidiamo di spingere la nostra amata pandina su per le strade sterrate che portano alle falesie di Su Tingiosu, appena sopra Mari Ermi: qui il paesaggio cambia notevolmente, assumendo una connotazione fotografica decisamente più interessante, per la presenza di un mix di colori che variano dal fango delle strade sterrate al verde dei campi coltivati, dal dorato delle distese di grano fino al blu dell'acqua del mare. 
E' sulla strada di rientro che mi imbatto in uno dei posti che più mi toccano il cuore: il paese di San Salvatore. Definirlo paese potrebbe sembrare un eufemismo. 
Si lascia la macchina nel piccolo parcheggio di fronte al bar/ristorante, e a piedi ci si perde tra le stradine di questo inquietantissimo borgo abbandonato da tutto e tutti... La via "principale" sfocia nella piazza con la chiesetta centrale. Tutt'intorno abitazioni serrate, un silenzio di tomba e l'idea di essersi dispersi da qualche parte nel nulla. Non a caso, in passato, questo paese si è prestato come set per pubblicità dalla connotazione western.
Ciò che ti colpisce, a contrasto della sensazione di solitudine e abbandono, è lo stato di porte e infissi di questa schiera di case tutte ad un piano, che sembrerebbero poi abbandonate non da chissà quanto tempo.  E mentre mi perdo tra una foto ed un'altra, il silenzio quasi mistico viene improvvisamente rotto dalle urla di tre ragazzine festanti, che come miraggi o fulmini a ciel sereno piombano sul nostro palcoscenico dal ciglio di una piccola porta.
Piccole casette, un tempo appartenute ai lavoratori nei campi agricoli della zona, adesso reinventate a mò di dimora estiva per il fine settimana. 
Questo è, oggi, San Salvatore... un paese che non si può dimenticare.

La luce del giorno sta per cedere il passo al tramonto. 
Ho letto che dall'estrema punta del Sinis si goda di uno dei più bei panorami dell'isola, con lo sguardo che a partire dalle rovine dell'adiacente Tharros va pian piano a perdersi sul faro a picco sul mare.      Dopo i 1.312 gradini del giorno precedente alla grotta di Nettuno, non vorremo mica perdere i 5 km a piedi attorno al capo San MarcoLa passeggiata su sterrato e corollario di arbusti mi rigenera: alla mia sinistra l'ennesima torre spagnola, di fronte il faro... alle mie spalle le rovine greche e tutt'intorno una distesa di mare. 
Sarà uno dei più bei sentieri percorsi nell'isola. 

Il vento soffia, i capelli sono sempre più ingarbugliati. 
Il desiderio di una doccia prende forma, ma siamo dal lato opposto di Oristano, e il nostro b&b è ad ulteriori quindici minuti di macchina dalla città (zona Marrubiu). 

4 su 5 stelle
La struttura, esternamente, sembra un tantino trascurata, con il giardino lasciato un pò a se stesso. La nostra camera, però, era molto ampia e confortevole, attrezzata anche per ospitare persone disabili. 
Bella la piccola stanza riservata alle colazioni: rustica e accogliente. 
Ottima l'accoglienza. 
Ad un quarto d'ora di macchina da Oristano, su strada veloce.

Quindici minuti su strada veloce... ok... 
Ma sono già le 19:30 di un sabato sera e la fame (postumo della camminata e di un pranzo leggero) inizia a farsi sentire. 
Archiviata l'idea di una toccata e fuga (in realtà poco toccata e molto fuga) nella nostra confortevole camera, ripongo l'unica speranza nel centro commerciale all'uscita della città... avrà sicuramente un parrucchiere ancora aperto al suo interno, che possa per lo meno rispondere all'esigenza anche solo di una cute pulita!
Bene, sappiate che l'unico all'interno della struttura ha chiuso da un po'...
Se dunque vi venisse in mente di sognare una chioma sensuale e soffice al tatto (tralasciando un corpo frustrato da circa due ore di camminata), di sabato sera, a Oristano... farete bene a non svegliarvi dal sogno. 
L'unico epilogo al vostro piccolo dramma personale sarà quello di una cena in condizioni "selvagge", magari appena fuori dalla città.

4 su 5 stelle
Ottima trattoria a base di pesce, gestita da due ragazzi simpaticissimi, che mettono anima e passione in tutto ciò che offrono.

Pochi tavoli e ambiente rustico; tra una chiacchiera e l'altra con i due ragazzi in sala, potrete assaggiare dei gustosissimi spaghetti alle vongole e un fritto misto tutt'altro che congelato... si vede dalla panatura e dalla forma irregolare, che conferiscono un gusto eccezionale. 

Interessante, a vederlo nei tavoli a fianco al nostro, anche l'antipasto: ricchissimo di portate e variegato... è il loro punto d'inizio per la cena, che noi abbiamo declinato perché non eccessivamente affamati. 

Un suggerimento riguardo le patatine, che in un posto così andrebbero rigorosamente tagliate a mano: darebbero quel tocco di "casereccio" in più, ad un locale che punta tutto sulla cucina casalinga.


L'allegria dei ragazzi che lavorano nel locale salverà i vostri brutti pensieri, e la celerità del loro servizio vi condurrà alla vostra sistemazione in camera giusto in tempo per il tanto agognato flusso d'acqua purificatore. 

GIORNO 4:
Domenica mattina... il terrore mi si dipinge in faccia al suono della sveglia... 
La passeggiata a cavallo ci aspetta... 
Quando ero piccola, soprannominavo i cavalli "denti duri": odiavo il loro muso, quell'indole ribelle e le zampe mai ferme...
Ma Francesco la pensa diversamente: lui, da piccolino, a cavallo ci sapeva pure andare, seguendo le orme del padre... e non vorrebbe perdersi l'atmosfera di una passeggiata a cavallo all'interno della Giara di Gesturi.
Le Giare sono degli altopiani situati al centro dell'isola, ricchi di vegetazione, qualche lago e popolati dalla specie dei cavallini selvatici, parenti di quelli dai denti duri, ma più piccoli di stazza... e selvaggi...
La Giara di Gesturi ricorda un pò il paesaggio della savana africana, e la passeggiata al suo interno andrebbe vissuta come un piccolo safari.
Mi verrebbe voglia di seguirli a piedi, ma il percorso pedonale si discosta parecchio da quello che stanno per intraprendere.
Francesco ha conosciuto Gianni tramite internet, semplicemente cercando persone che organizzassero, appunto, gite a cavallo in una delle giare.
E Gianni, piccolo uomo sardo, un tempo frequentatore a livello agonistico di ippodromi, oggi vive a Gesturi con la moglie ex milanese, a pieno calatasi nelle tradizioni del posto, e organizza passeggiate a livello amatoriale per turisti più o meno esperti. 


Impaurita salgo sulla mia cavalla, che docile segue quella di Gianni, e a sua volta precede quella di Francesco.
Il maschio del branco ci segue libero, pronto ad azzuffarsi di volta in volta con i capi branco dei cavallini selvatici che incontriamo durante il tragitto. 
Tra alberi, arbusti, capanne di pastori e laghi imparo a conoscere l'aglio selvatico, la salvia campestre (dalle sfumature viola del fiore, simile alla lavanda) e tocco la spugnosità di un fungo al riparo sotto ad una roccia.
Poi, trovo anche il coraggio di lasciare le redini del mio destriero per impugnare la fotocamera del mio iPhone ed immortalare qualche momento. 
Per un'ora di passeggiata, un onestissimo prezzo di € 13 a testa... ma giuro che, se avessi potuto, avrei continuato ancora a lungo, sciolta ormai in una piccola dose di fiducia nei confronti della mia cavalla e nella figura di accompagnamento di Gianni. 
E' a lui che chiediamo consiglio per il nostro pranzo: dopo giorni di pesce, vogliamo concederci un bel pasto di terra, possibilmente in qualche struttura agreste della zona. 
SU MASSAIU sembra il posto perfetto:

3 su 5 stelle
Bellissimo casale con un graziosissimo chiostro attorno ad una piscina. 

L'attesa per il pranzo avviene proprio sotto al chiostro; non appena la sala è pronta, si aprono le porte e ci si può accomodare.

Il menù è a base di prodotti locali: formaggi e salumi precedono una squisitissima fregola (tipica pasta sarda) alla contadina, per poi completare con assaggi di carne alla griglia, tra cui il porceddu.

Si chiude con un dolce a base di uva passa, miele e mandorle.

Buona la qualità del pasto, ma per il prezzo -28 euro a testa- mi sarei aspettata qualcosina di più.

Poco distante, il famoso nuraghe di Barumini: ci accostiamo al piazzale, ma l'idea di una visita guidata ci fa desistere dall'intento, e proseguiamo su per il Monte Arci
Appena passato il paese di Ales, imbocchiamo la prima strada a destra, e ci inerpichiamo in una strada in salita. 
Un attimo di sosta, una boccata di aria, ma il cielo all'orizzonte è minaccioso... Per di più, il posto non ci trasmette le vibrazioni che vorremmo...
Riprendiamo, quindi, la discesa e ci dirigiamo verso Terralba e il vicino Capo Frasca.
L'idea è quella di percorrere le stradine attorno agli stagni, per poi giungere alla punta estrema della penisola; ma dei divieti di accesso e dei segnali di zone a traffico limitato frenano la nostra corsa. Scendiamo giù per il parco minerario, passando da Pistis e Torre dei Corsari, per poi approdare in un paesino scognito ai più, ma dal nome simpatico e accattivante per chi di professione fa il volatile.
Parlo di Arbus, e della struttura gestita da Tommaso e famiglia, che ci ospiterà per la nostra quarta notte sull'isola:

IL QUINTO MORO
5 su 5 stelle
Arbus non sarà di certo il cuore pulsante della vita sarda... eppure è in posizione comodissima per la visita all'ampia zona mineraria adiacente (Buggerru, Porto Flavia....) e alla spiaggia di Is Piscinas (famosa per le sue dune di sabbia).

Il Quinto Moro è un b&b ricavato su una casa a due livelli, dove è proprio il secondo piano ad offrire 3 comode camere da letto ai viaggiatori.
Esternamente, la casa non comunica nulla di che: è solo entrando all'interno del piano riservato al b&b che ci si trova di fronte ad un ambiente curatissimo nel minimo dettaglio (basti pensare agli album fotografici della struttura, con la copertina ricamata), in stile molto rustico ma al tempo stesso sofisticato.

La simpatia e l'accoglienza di Tommaso e del padre rendono ancora più confortevole il vostro soggiorno.

E' ad Arbus, nella tranquillità della nostra camera, al termine di una giornata di escursioni, che incontro per la prima volta qualcosa che turberà il resto della mia vacanza.
Qualcosa di nuovo sulla mia pelle, chiaramente percepibile al tatto, dalla forma simile a quella di un neo... ma in un posto in cui fino al giorno prima non era presente alcun neo...
E' lei... la "regina" incontrastata di Sardegna... la zecca!
Devo averla presa andando a cavallo. 
Sta lì immobile, Francesco prova a tirarla via, ma non ne vuol sapere di staccare le zampe dal mio pancino.
Uno, due, tre... finalmente viene via... lasciando il posto ad una ricerca smaniosa di ulteriori tracce o presenze nei vestiti del giorno, nelle scarpe, perfino nelle lenzuola profumatissime di questo b&b...
E le dita si rincorrono voracemente sulla tastiera del telefono, alla ricerca di soluzioni plausibili e trattamenti post morso di zecca.
La prima cosa che riteniamo di fare è quella di avvisare Tommaso, il ragazzo che gestisce la struttura di cui siamo ospiti.
Vedo il terrore dipingersi nei suoi occhi; penserà sicuramente all'incolumità della sua splendida e immacolata struttura e si offre di accompagnarmi in guardia medica, per accertarsi che Francesco abbia rimosso l'animale senza lasciare all'interno zampe o frammenti, ad alto rischio infettivo.
L'incontro col medico di Arbus ha un che di inquietante... non so se sentirmi più protagonista di un film dell'orrore o di una commedia. 
Nessuna curiosità verso la ferita, non mi chiede nemmeno da quale parte del corpo sia stata rimossa la zecca; mi dice solo di aspettare una decina di giorni, tempo necessario di incubazione per un'eventuale febbre infettiva. 
Il mio sguardo quasi lo implora a guardare la piccola crosticina che sta per formarsi lì dove c'era la bestiaccia, ma lui sembra più interessato al dolce far nulla.
Così esco dalla stanza, accolta dallo sguardo incuriosito dei miei baldi accompagnatori, cui non posso di certo regalare una simile delusione: mi limiterò a dire che tutto è andato bene e che non c'è alcun resto malefico dentro di me.
Sento sospirare di sollievo Tommaso: l'igiene del suo b&b è salva e immacolata.
Ma al rientro in camera mi "consiglierà" di gettare in un sacco gli indumenti "affetti" e riporlo nel cofano della macchina, augurandosi che io possa riaprirlo quanto più lontano possibile da Arbus e la sua struttura.
Una volta soli, confesso a Francesco l'incontro col medico; e decidiamo di sentire il parere di qualcun'altro, dirigendoci nella vicina Guspini.
Finalmente qualcuno mi guarda, conferma l'assenza di alcun residuo e ribadisce l'attesa delle due settimane. 
Il resto della vacanza sarà un timer a scorrimento veloce ed impaziente.

GIORNO 5:
La ricca colazione imbandita da Tommaso e dal padre Remigio, attorno all'elegante tavolo del soggiorno, sarà la mia occasione di riscatto.
Devo cancellare l'immagine di una donna "zeccosa", e i racconti di Francesco sulla sua professione lasciano a bocca aperta padre e figlio: può mai un pilota decidere di trascorrere la sua vita con una "barbona pulciosa"?!
Il condiviso interesse tra Tommaso e Francesco per le macchine da rally, poi, è il toccasana... 
La mia reputazione è finalmente salva... 
Arbus ci saluta con un cielo grigio e incerto, e noi dirigiamo Panda Pazza alla volta delle dune di Is Piscinas, addentrandoci all'interno del parco minerario della zona.
L'accesso alla spiaggia e alle dune avviene percorrendo una strada tracciata in quella che, una volta, era una cava. 
Tutt'intorno vecchi edifici abbandonati. Mi pervade una strana sensazione. 
E' come se percepissi nell'aria la sofferenza delle persone costrette a lavorare in quelle miniere. 
Il cielo cupo e il vento spengono ulteriormente la "luce" del posto. 
E poi, ad un tratto, vedo lui... un cartello... un semplicissimo cartello azzurro apposto ad un cancello in prossimità della spiaggia.
"Casa di reclusione Is Arenas".
Bastano solo queste poche parole per spiegare quel senso di depressione avvertito poco prima, in una zona che, sebbene oasi naturale di bellezza, da secoli comunque raccoglie la sofferenza di chi all'interno ci vive o ci lavora condividendo un medesimo stato di reclusione forzata. 
Parcheggiamo poco più avanti, e davanti a noi si apre questa famosa spiaggia con dune: il vento è troppo forte, il paesaggio alle spalle è spettrale. 
Il luogo non riesce ad incantarci come vorremmo, quindi risaliamo in macchina direzione sud, verso Buggerru, piccolo paesino dell'Iglesiente, inserito nel circuito minerario della zona. 
L'appuntamento è alle 12 in punto alla miniera Henry: ad accoglierci un casco, una torcia e un trenino diretto nei meandri della miniera, ad esplorarne il percorso e il meraviglioso paesaggio. 
La miniera si trova a strapiombo sul mare, e gode di un panorama invidiabile. 
Chiaramente poco usufruibile e alquanto indifferente agli occhi di chi, ogni giorno, si recava in loco per il lavoro massacrante di estrazione.
La curiosità dell'operazione di lavaggio e pulizia del minerale ci porta, dopo pranzo, a spingerci verso Masua e Porto Flavia, di fronte allo scoglio del Pan di Zucchero, dove poco più avanti è situata la laveria Lamarmora.
Siamo a Nebida, e i vecchi edifici della laveria sorgono a strapiombo su un mare cristallino, e ai miei occhi ricordano tanto una vecchia tonnara. 
Circa 300 i gradini a picco sul mare, per avvicinarsi alla struttura purtroppo recintata e chiusa al pubblico. Traete voi le conclusioni nel risalirli....
La voglia di relax ci assale, la strada per Portovesme è breve: di fronte, le navi traghetto per raggiungere l'isola di San Pietro, conosciuta anche come Carloforte, dal nome del suo villaggio principale.
Numerose le sensazioni all'arrivo in questo angolo incontaminato: è la terra adottiva di una persona a me molto cara; grande, dunque, la voglia di esplorarla e conoscerla al meglio. 
Sembra, però, che l'isola non abbia voglia di accogliermi come meglio potrebbe... 
Le scarsissime indicazioni stradali (su quelle che, tuttavia, sono le uniche due strade in croce percorribili in macchina) ci impediscono di raggiungere spiagge e calette indicate sulla guida e sulla piccola mappa dell'isola, che dalle foto sembrano di una bellezza inestimabile. 
Traverse non segnalate, parcheggi non indicati... facciamo ben tre tentativi su tre diverse spiagge dell'isola, senza successo.
L'unica realmente accessibile è "La Caletta", ma il vento soffia molto forte e su quest'isola ricorda tanto il fastidiosissimo meltemi greco. Ci spingiamo oltre, in direzione del faro di Capo Sandalo. Un sentiero percorribile a piedi dovrebbe portarci li vicino, mentre un altro dovrebbe accompagnarci giù a strapiombo sul mare. Lasciamo la macchina nel grande piazzale da cui partono entrambi i sentieri, ma.... imboccato quello a strapiombo sul mare, ci rendiamo conto di non riuscire a raggiungere quello diretto al faro. Di quest'ultimo sentiero nemmeno l'ombra, eppure si vede li che si inerpica sulla falesia. Percorriamo la strada su e giù alla ricerca di un punto di imbocco, ma nulla.
Assente.
Quel sentiero sembra proprio fantasma. 
Con la delusione dipinta nel volto, e il sole ormai basso all'orizzonte, facciamo rientro al nostro graziosissimo b&b, situato nel cuore della città di Carloforte:

TERRAZZA BELLAVISTA
4 su 5 stelle
Situato in cima alla pittoresca scalinata che giunge in centro, il b&b gode di un panorama meraviglioso, su tutta la splendida città di Carloforte. 
L'accoglienza di padre e figlia vi farà, poi, sentire davvero come a casa vostra, tra piccoli accenni di parole in siciliano (che riempiono e inorgogliscono il mio cuore) e suggerimenti e aneddoti su posti da visitare. 
E i biscotti fatti in casa delizieranno le vostre colazioni.
La nostra camera era quella più piccolina, arredata nei minimi dettagli come un piccolo "acquario": stelle marine, conchiglie e l'azzurro delle mattonelle nel bagno ti fanno come immergere in questo splendido "mare". 

E' ora di cena, chiediamo informazioni sui ristoranti migliori e ci dirigiamo sicuri all'Osteria della Tonnara, sulla strada che costeggia il porto. 
Il locale è stracolmo di gente, veniamo -nemmeno troppo gentilmente- rimbalzati fuori e inizierà il nostro calvario.
Quello di un lunedì sera in una piccola isola sulcitana: qualsiasi ristorante chiude per riposo settimanale, e i pochi rimasti faticano a trattenere all'interno la quantità di clienti che vi si riversa. 
Un'ora di camminata in lungo e largo, in salita e in discesa per i numerosi vicoletti del posto, prima di poter saziare un appetito via via crescente:

035
2 su 5 stelle
Lunedì sera, a Carloforte: un dramma. 

Ci troviamo a scarpinare su e giù per la città alla ricerca di un locale aperto per cena; non sappiamo che questa sia la serata dedicata al riposo. 

Finalmente, alla fine del viale che costeggia il porto, intravediamo un'insegna luminosa... è un ristorante... si mangia!

La voglia, appena salpati su questa isoletta, è di pesce freschissimo, tonno possibilmente... e il menù, snocciolato dalla gentilissima cameriera che ci accoglie, sembra poter soddisfare le nostre esigenze.

Cominciamo con una tartara di tonno: freschissimo il pesce, eccellente il modo in cui è condita...
 
Pensiamo di essere capitati nel posto giusto, seppure per sbaglio!

Ma poi... 
... Arrivano i primi... dei semplicissimi primi piatti, nulla di elaborato: uno nuota nella sua acqua di cottura... l'altro... beh, lo spaghetto ai ricci è quanto di più insipido abbia mai assaggiato.
 Rendere un piatto di spaghetti ai ricci talmente insignificante è uno sbaglio imperdonabile... oltre che impresa difficilmente replicabile!

Come è possibile partire alla grande e precipitare su ciò che nella cucina italiana c'è di più semplice, vale a dire la pasta?

Scopriremo poi, parlando con la gente locale, che il posto è più rinomato per la carne.

Per il costo che ha, si trova decisamente meglio altrove.

L'esperienza infelice della cena si somma all'inutile girotondo pomeridiano alla ricerca di spiagge da fotografare, rivelatesi inaccessibili.
L'isola è inospitale... questo è ciò che, amaramente, ci viene da pensare.
Meglio dormirci su e darle un'altra possibilità.
Domani ci proveremo di nuovo.

GIORNO 6:
Un tiepidissimo sole ci accoglie, al mattino, nella splendida terrazza sui tetti della città.
Tra gocce di cioccolata immerse nella frolla di un biscotto e fette di profumatissima crostata appena sfornata, scambiamo due chiacchiere con il signor Salvatore, colui che proverà a svelarci i segreti più intimi di quest'isola che -ahimè- troppo tempo sta impiegando per disvelarsi completamente ai nostri occhi. 
Facciamo tesoro delle parole, ma a tradirle saranno -ancora una volta- le scarse indicazioni presenti sull'isola. 
Decidiamo di iniziare la giornata con una passeggiata ristoratrice a bordo delle saline poco fuori il viale principale del paese: una pista corre ad anello cingendo metà della vastissima distesa di acqua. 
Sarà il pretesto per un'oretta abbondante di escursione con avvistamento di fenicotteri rosa e volatili della medesima famiglia. 
Poco sopra il circolo navale, la pista si interrompe e ci rigetta in mezzo alla strada. Riprendiamo la via del ritorno verso il parcheggio, e ne approfitto per una velocissima capatina all'interno dell'Osteria della Tonnara, che poco a poco mostra segni di risveglio dopo l'affollatissima nottata appena trascorsa.
Nonostante il trattamento poco cordiale ricevuto la sera prima, siamo fortemente motivati a provare la cucina di questo tanto decantato Andrea, e colgo l'occasione della passeggiata in riva allo stagno (praticamente adiacente al locale) per prenotare un tavolo per la cena di quella sera. 
Quindi, orientiamo il musetto di Panda Pazza a nord, fin verso la tonnara
 Scorci di una vecchia costruzione, un tempo adibita alla pesca e alla lavorazione di quello che -in queste acque- da sempre regna incontrastato, lasciano il passo ad uno spiazzo antistante una costruzione di epoca recente. 
Un cartello ci conduce all'ingresso del diving center, da cui partono le visite guidate alla "nuova" tonnara. 
Per la modica cifra di € 5 a testa, ci guadagniamo l'ingresso nel tempio del tonno, uno degli ultimi ormai in funzione in tutta Italia. 
La visita in sè potrebbe essere molto più interessante di come viene realmente condotta: gli aneddoti e la capacità espressiva della nostra guida attraggono totalmente l'attenzione, e cresce la curiosità e la voglia di esplorare posti che, purtroppo, rimangono serrati ai nostri occhi senza che ne comprendiamo realmente il motivo. 
A circa 10 minuti dall'inizio del discorso della guida, il cancello che consente l'ingresso al piazzale della lavorazione del tonno viene chiuso davanti ai nostri occhi, a causa di un bottino alquanto interessante: sembra che un tonno e qualche pesce spada siano rimasti impigliati tra le reti del mare, e un'intera squadra si mobilita per portare in "salvo" il bottino della giornata, procedendo alle operazioni di lavaggio e pulitura blindati dietro le sbarre di questo cancello, come se noi umili osservatori potessimo rubare con il solo sguardo i segreti di un mestiere che si tramanda di generazione in generazione da secoli. 
Riesco a scattare una foto senza farmi notare... ma è come se stessi commettendo il più grande dei reati. 
A spettacolo terminato (cioè a piazzale ripulito), dopo circa mezzora, il cancello riapre ai suoi spettatori ancora incuriositi. 
Molta è la curiosità di visitare almeno i locali della lavorazione e dell'inscatolamento dell'inimitabile tonno a pinna blu (meglio conosciuto come tonno rosso), ma anche in questo caso qualsiasi via d'accesso sembra inibita.
Non ci resta che un misero giro nel grande piazzale, dove fino a qualche minuto prima era in corso una vera e propria "danza", ad osservare meandri di reti e attrezzature ormai dismesse.
Perché non sia possibile assistere allo spettacolo di pulitura, lavorazione ed inscatolamento del tonno, tutt'oggi mi è ancora poco chiaro.
Il profumo penetrante del mare, la sua scia biancastra lungo la stradina che ci riporta al parcheggio, e l'inconfondibile odore del luogo in cui siamo spronano il nostro appetito. 
Optiamo per una pausa pranzo veloce e, per quanto possibile conoscendo me e Francesco, leggera.
Ci torna in mente l'immagine di una pescheria/gastronomia a pochi passi dalla famosa Osteria della Tonnara:

PESCHERIA SANDOLO
3 su 5 stelleCi potesse essere il mezzo punto, il mio giudizio sarebbe senz'altro un 3,5.

Non 4, dal momento che non si tratta di un ristorante, e i piatti sono lì pronti per essere semplicemente scaldati (o portati via, qualora preferireste fare un take away).
 
Ma sicuramente molto più di un semplice 3.

Potete trovare tantissima scelta; non perdete (se dovesse essere tra le proposte del giorno) la fregola con le vongole... squisita! 
Il servizio è impeccabile e calorosissimo.
 Da non perdere la visita all'adiacente bottega, dove troverete "souvenir" mangerecci da portare via con voi, tra cui bottarga, mosciame e ventresca.

Consigliabile per una pausa pranzo leggera... anche dal punto di vista del portafogli.

Il caldo inizia a farsi opprimente, in quelle che sono le prime ore del pomeriggio. 
Ho voglia di rimettere a posto i capelli, ormai scompigliati dall'eccessivo vento dell'isola. Giro per il paese semideserto a quell'ora, in cerca di qualche salone di bellezza, e mi imbatto in scenari che riempiono il cuore ma al tempo stesso stordiscono la mente con la loro totale bizzarria. Ciascuno dei 3 saloni che visito è al completo per la giornata... Scopro, così, che a Carloforte la gente decide in anticipo quando voler lavare i propri capelli, e nemmeno un'attesa fuori appuntamento, anche se sfiancante, ti viene concessa. Se il salone è pieno, non c'è storia... della serie "ritenta, sarai più fortunata".
La signora Maria sembra disobbedire alla regola, e trova un posticino anche per me, in quello che sembra un salone uscito da una vecchia soap opera. Un monitor al plasma, strategicamente posizionato tra i vecchi lavatesta e le poltrone di bellezza, trasmette i contenuti de "La vita in diretta", che ospiti e inservienti non esitano a commentare: dalla crisi economica al meteo che finalmente cede il passo all'estate, un brulicare di espressioni dialettali rompono il silenzio di una forbice che scorre tra i capelli, a riprodurre un taglio in voga molti anni fa. 
C'è ancora tempo per un giro attraverso l'isola, che ci porta ad esplorare (o, almeno, tentare di esplorare nuovamente, dopo il misero fallimento del giorno precedente) la parte più a nord, tra le falesie che circondano la naturale piscina di Nasca, un piccolo bacino naturale in cui si riversano le acque del mare, soprattutto quando in tempesta come in questi giorni di vento. 
Poco più in la, verso est, in un intreccio di strade che sembrano senza fine, seguiamo le indicazioni per l'hotel Guardia dei Mori, e da li proseguiamo sempre più su per una stradina che ci porta in una zona "incantata": dalla pavimentazione stradale alla vegetazione, tutto qui su ha un fascino particolare, legato a questo senso di solitudine e al silenzio che incombe tutto intorno ad una vecchia costruzione ormai abbandonata, probabilmente un ex faro. 
Ancora una volta, ciò che vorremmo sapere sul posto in cui siamo risulta illegibile dalla consultazione di mappe o stradari dell'isola.
Siamo in mezzo al nulla... e non che ciò ci spaventi particolarmente... sarebbe bello, però, sapere qualcosa in più su questa struttura abbandonata e sul percorso intrapreso per giungere fino a qui. 
Casualmente (e non potrebbe essere diversamente), imbocchiamo la strada che ci porta nuovamente dritti in direzione del paese... 
Il sole è già basso all'orizzonte, e le luci di taverne, ristoranti e locali illuminano il viale cui sono ormeggiate le giganti navi traghetto.
E' l'ora di testare la cucina di Andrea, all' OSTERIA DELLA TONNARA:

4 su 5 stelle
Fortuna che la prima impressione non ci abbia tolto la voglia di tornare... la cena è un'esperienza totalmente differente, sebbene con lo stesso cameriere che la sera prima ci aveva rimbalzati senza troppi giri di parole.

Il servizio è impeccabile: a parte la gentilezza e la professionalità dei camerieri (perdoniamo lo scivolone della sera prima, causa eccessivo carico di lavoro), la figura dello chef in sala, che aggirandosi tra i tavoli chiede se tutto sia di gradimento, è qualcosa che fa notevolmente la differenza.
 Personalmente, mi piace vedere la persona che, in quel momento, sta preparando la cena per me... e se poi si avvicina ai tavoli dei clienti offrendo un assaggio di cous cous fuori menù (e, naturalmente, fuori conto), capite come poco ci voglia per conquistare cuori e pance dei commensali.

A volte, in effetti, basterebbe così poco per rendere eccellente un servizio... eppure è così facile perdersi...

Piccolo suggerimento: le patatine... se anzichè congelate fossero tagliate a mano (fresche, per intenderci), la cena avrebbe un ulteriore valore aggiunto...
Stra consigliata la prenotazione!

La giornata volge, ormai, al termine.
E' tempo di tornare in camera a rifare la valigia: dopo questa brevissima pausa di due giorni, domani riprenderemo il tour in lungo e largo dell'isola... 
Alla ricerca di posti che, magari meno selvaggi e autentici di questa seppur splendida isola, riescano ad avvolgerci meglio con il loro calore e la loro ospitalità. 

GIORNO 7:
Non potevamo immaginare che, ad una breve distanza di navigazione da Carloforte, ci fosse un'altra isola splendida ad accoglierci. 
E' la scoperta cui ci avventuriamo nel nostro settimo giorno di vacanza, "al secolo" datato come Mercoledì 12 Giugno. 
Il traghetto per Calasetta ci lascia proprio sulla punta nord occidentale dell'isola di Sant'Antioco, con Panda Pazza bramosa di nuove scoperte e nuovi sterrati. 
Imbocchiamo immediatamente la strada verso il sud dell'isola, nell'intento di percorrere il perimetro a girotondo, fino a ricollegarci alla terraferma attraverso il ponte situato poco fuori la città di Sant'Antioco. 
L'isola sembra riservarci quell'accoglienza e quel senso di calore mai totalmente ritrovati a Carloforte: sebbene decisamente più grande e collegata alla terraferma, quest'isola appare più selvaggia ma al tempo stesso meno aspra della vicina sorella.
I panorami sono da cartolina, le spiagge da fermo immagine: da Cala Lunga a Torre Cannai, passando per Cala de Saboni. Acqua cristallina, spiagge poco affollate e tanta vegetazione. 
Approfittiamo di una pausa in centro al paese per acquistare due pezzi di focaccia (non dimentichiamo l'eredità ligure delle due isole sulcitane), prima di riprendere la via che ci conduce alla terraferma.
Un ponte collega attraverso un piccolo istmo la maggiore delle due isole all'isola madre. 
La strada che da qui porta alla nostra destinazione finale (per la giornata) è una delle più interessanti e suggestive di tutta la vacanza. 
A sud verso Porto Pino, costeggiando stagni e acque del mar mediterraneo, fino a giungere a Torre Budello
Questa zona è piena di torri spagnole, alcune completamente diroccate altre in un perfetto stato di conservazione. 
Già nota dai precedenti diari la mia propensione nei loro confronti. 
Torre Budello è facilmente raggiungibile a piedi attraverso un brevissimo sentiero sterrato in mezzo alla tipica vegetazione mediterranea.
Ma è ancora qualche chilometro più avanti, superato Capo Malfatano, che ai nostri occhi si presenta un vero e proprio spettacolo della natura: ai piedi della torre posta proprio di fronte all'isola di Tuerredda, si stende una piccolissima baia di sabbia finissima, completamente deserta e avvolta da un sentiero che scorre, un pò ripido, giù per la vegetazione. Basta lasciare la macchina nel piccolo parcheggio ai bordi della strada e intraprendere la camminata. 
Alla destra del vostro già presissimo sguardo, si distende lei... la prima delle spiagge in stile maldiviano incontrate sull'isola sarda: Tuerredda, dal nome dell'isola che le sta innanzi. 
Una lingua di sabbia finissima che si protende sul mare.
Qualcosa di insolito rispetto alla solita baia: anzichè essere lambita dalle acque del mare, assumendo una forma concava, quasi ripiegata su se stessa, come la maggior parte delle spiagge che siamo abituati ad osservare, qui ci troviamo di fronte ad una lingua che si sporge fino ad insinuarsi tra le acque... quasi a fenderle come una lama.
E cosa dire di Baia Chia, la spiaggia in direzione Capo Spartivento, che con la sua costa lambisce non solo le acque del mare, ma quelle dello stagno adiacente?
Avrei gettato il mio orologio e fermato il tempo su quella spiaggia da favola: purtroppo, non sempre si riesce a prevedere ciò che ci aspetta.... e una donna può finire per dover rivedere tutti i suoi piani a causa di un fastidiosissimo appuntamento mensile...
A salvarmi, il vicinissimo bed and breakfast in cui decidiamo di trascorrere la notte:

ASA TANCA
5 su 5 stelle
Bellissima struttura in una delle zone più belle della Sardegna: Chia e le sue meravigliose spiagge.

La casa è circondata da un giardino a dir poco meraviglioso; la nostra camera era immensa e arredata da poco (mobili ikea dello scorso anno); poltroncine e tavolino all'esterno per godere della frescura sotto al pergolato; colazione molto ricca e abbondante, con "realizzazioni" della signora.

L'accoglienza.... quella un pochino meno... 
Non so se si siano insospettiti dal nostro ingresso "improvviso" nella struttura; eravamo nei paraggi e abbiam preferito andare direttamente di persona a verificare la struttura, piuttosto che chiamare per prenotare. 
Una volta giunti davanti alla casa, abbiamo sostato qualche minuto a motore acceso, leggendo tutte le recensioni di Trip. Probabilmente questo li ha un pò insospettiti.
 
Ma quando si viaggia in strutture come queste, spesso lo si fa per cercare un contatto ancora più stretto con le persone del luogo... e ahimè questo è stato quello più distaccato di tutta la vacanza.

Sarà, magari, l'occasione per tornare in questa splendida zona.

Ad ogni contrattempo, insegnano i saggi, c'è sempre rimedio. 
Dopo una breve pausa in camera, si riparte con tanta voglia di scoperta e di esplorazione della zona circostante in direzione della spiaggia di Sa Colonia, che altro non è che la terminazione della precedente Baia Chia: anche qui, all'ombra dell'ennesima torre spagnola, assistiamo allo spettacolo del tramonto pianificando la cena, che -Trip Advisor alla mano- non può che vederci ospiti dell' ITTITURISMO NORA, situato nell'omonima località archeologica (Nora, appunto), una delle più belle location "mangerecce" in assoluto. :

5 su 5 stelle
Qualcuno scriveva che in questo posto sembra di stare sul ponte di una nave da crociera... non posso che confermare ampiamente.

Tutto fa atmosfera: dal piccolo ponte sopra lo stagno, percorso mentre il sole sta per lasciare la giornata, ai tavoli disposti adiacenti ad una vetrata sul mare... che con il movimento delle sue onde, ti comunica la sensazione di essere sopra una nave. 

Abbiamo scelto il menù degustazione, a 35 euro: credevamo di imbatterci in minuscole porzioni e di uscire da lì completamente affamati. 

In realtà ci siamo saziati... Sicuramente perchè le porzioni non erano, poi, così piccole... E principalmente perchè tra una portata e l'altra abbiamo aspettato un'eternità.

Eccola la nota dolente... il servizio...

Avevamo prenotato un tavolo al pomeriggio, ma appena siamo arrivati ci è stato chiesto di sederci su uno dei tavoli defilati rispetto alla vetrata... non siamo vip, né andiamo in giro ostentando le nostre ricchezze... questi ultimi, ahimè, sono i clienti "privilegiati", che sanno di potersi lamentare ed essere immediatamente accontentati.
 Come la coppia giunta dopo di noi: classico mocassino da strapazzo lui, atteggiamento da giocatore di golf e borsetta gioiello nelle mani di lei... ovviamente rifiutano il tavolo defilato, e per loro si libera all'istante quello vista mare... 

Così non vale, signori miei... ci sarebbe tanto da imparare!

Proseguendo nella serata, uno dei nostri primi arriva al tavolo freddo... lo mangiamo lo stesso, c'è molta confusione nel locale, sarà una svista e non vale la pena farla notare...
 Ma quando dopo i primi ci viene servito direttamente il dolce, saltando il secondo... dopo un'ora dal primo piatto... non possiamo tacere.

Peccato, davvero peccato per un servizio abbastanza approssimativo. 

La responsabile, a fine cena, viene a chiederci un giudizio, noi sentiamo di dover rispondere sinceramente.

E allora perchè un 5 nella valutazione? Perché la qualità del cibo è inestimabile; uno dei posti in cui abbia mangiato meglio in vita mia... 

La fantasia nel piatto sposa la tradizione, accostamenti di sapori che potrebbero sembrare sfrontati finiscono per sposarsi alla perfezione.
 
Non finirei mai di assaggiare ciò che mi viene servito...
 Se non fosse, appunto, per l'errore del piatto freddo, della portata saltata e dell'assegnazione del tavolo ad inizio della cena...
 
Le attese infinite ti fanno perdere, via via, l'appetito... ed è solo una cucina eccezionale, come quella dello chef, a risollevarlo di volta in volta di fronte alle sue nuove creazioni.

Il tavolo defilato rispetto alle coppie "vip" ti da un assaggio di Costa Smeralda, dove solo l'ostentazione paga...

I signori non sanno che il vero ospite "vip" di un ristorante, il critico di cucina, spesso si cela dietro un "misero" jeans e una maglietta.

Scappi il cuoco, se possibile... o si adegui il personale per non far scappare i clienti e far perdere credito alle strepitose abilità culinarie dello chef.

Insomma, qualcuno cambi prima che sia troppo tardi.

Il rientro al b&b ci vede pienamente soddisfatti per una giornata ricca di esplorazioni ed emozioni per gli occhi e il cuore: ad ogni lembo di spiaggia un battito in più.
Cos'altro ci riserverà il domani?

GIORNO 8:
Risveglio nella meravigliosa fioritura del giardino circostante, e colazione sotto al pergolato con torte dolci e salate.
La partenza giusta per una calda giornata che ci vedrà di passaggio per la città di Cagliari, per poi iniziare la fase di risalita di questo entusiasmante girotondo sardo. 
D'ingresso a Cagliari, riusciamo a trovare facilmente parcheggio in una zona adiacente al centro: una manciata di scalini e qualche salita e ci troviamo tra palazzi, vicoli e monumenti di epoche e stili differenti. 
Il caldo è notevole, e direttamente proporzionale la voglia di rimettersi in macchina per proseguire il viaggio.
Ammissione di colpa: nè io nè Francesco amiamo particolarmente visitare i centri storico/artistici delle città. Ciò che ci affascina maggiormente è sempre il confine, il paesaggio che fa da contorno nelle sue mille sfumature. 
Ci è sufficiente una passeggiata tra le vie storiche per cogliere l'anima di un posto e proseguire con la prossima meta: ci sarà tempo, magari un domani, per visitarne chiese o musei. 
Con l'anima forse ignorante, ma ambiziosa d'avventura e conoscenza, sebbene in un modo che possa essere solo e soltanto "nostro", dirigiamo Panda Pazza alla volta della strada litoranea che costeggia la città e i suoi stagni, puntando il muso a sud verso Cala Mosca e il Poetto, da sempre oasi di refrigerio dei Cagliaritani in cerca di mare seppur all'interno di una città. 
Il paesaggio è quello di qualsiasi località balneare: chilometri di sabbia e cabine per bagnanti, parcheggi stracolmi di ogni mezzo di locomozione e acque che sicuramente al corpo un refrigerio lo concedono, ma che agli occhi poco o nulla riservano. 
In men che non si dica, ci troviamo a circumnavigare Capo Carbonara, e -presi già da un attacco di nostalgia per il paradiso maldiviano di Chia e dintorni- ci mettiamo alla ricerca della spiaggia di Porto Giunco, che dal depliant tra le mie mani sembra tanto ricordare la splendida Baia Chia, con questa lingua di sabbia bianca tesa a ponte tra le acque dello stagno di Notteri e quelle cristalline del mare circostante. 
Siamo nei pressi di Villasimius, rinomata località balneare forse più cheap ed economica della blasonata cugina smeralda al nord, ma altrettanto affollata e apprezzata. 
Poco più a nord, l'altrettanto blasonata Costa Rei, adiacente alla strada che -puntando al nord- ci conduce a San Vito, dove abbiamo scelto di trascorrere la nostra notte, di passaggio per l'avventura del giorno seguente, che ci vedrà ospiti dell'entroterra nuorese.
E' a San Vito che facciamo la conoscenza di Cristiano, un ragazzo che diventa un punto di riferimento per il coraggio e l'anima mostrati in una vita troppo spesso spesa a rincorrere qualcosa che, fondamentalmente, altro non comporta che un allontanamento costante e graduale da ciò che, alla fine, più davvero conta. 
E' la storia di un ragazzo che decide di mollare studi e città universitaria per tornare nella sua terra... una terra che, capisce in fretta, sarebbe presto diventata solo una meta per le sue vacanze... una terra da cui non si sente pronto a separarsi... una terra che gli concederà l'inizio di una nuova vita.

            I GLICINI
5 su 5 stelle
Splendida casa di corte situata in un paesino ad una ventina di km dalla costa rei, arredata con il vecchio mobilio della casa dei nonni e cimeli della bottega farmaceutica di famiglia (dalle boccette di medicinali agli occhiali da vista del nonno, per finire al bancone posto alla reception).

L'accoglienza di Cristiano si distingue, e ci fa sentire subito protagonisti di un soggiorno "in famiglia", anche se per una sola notte.
 La camera riservataci era l'antico fienile della casa ereditata dai nonni, arredata in maniera semplice ma funzionale. 
Il cortile interno regala momenti di relax e di curioso divertimento di fronte allo spettacolino messo in scena dal cane coccolone che gioca col gatto freddo e distaccato. 

La splendida accoglienza di Cristiano ci riserva un posto alla cena organizzata da lui stesso per altri due clienti del b&b. 
Un tavolo all'interno del chiostro che costeggia lo splendido cortile, 4 coperti e un menù che ricalca la tradizione locale: antipasto di salumi, formaggi e focacce di San Vito. A seguire, i culurgiones, ravioli ripieni di patate menta e formaggio, ricavati dalle sapienti mani di Cristiano e serviti al sugo. 

E' stato come cenare tra amici, con Cristiano che vagava tra la cucina e il chiostro, dimenandosi tra le nostre curiosi domande e l'entusiasmo della figlia stessa di fronte al piatto preferito preparato dal padre (i culurgiones, appunto). 

Interessante il racconto della sua vita e della passione che, nel tempo, l'ha portato a rilevare questa splendida struttura: un insegnamento a non arrendersi mai ed inseguire i propri sogni.


Dedizione da premiare.

GIORNO 9:
Risveglio a casa Camboni: colazione e ultime chiacchiere con Cristiano, prima di cominciare una giornata che ci vedrà nomadi per un numero infinito di ore, alle prese con la circumnavigazione del Gennargentu. 
Il programma della giornata, come si evince dalla foto di "copertina" del diario, prevede una quantità illimitata di chilometri, con l'obiettivo di scoprire le zone più interne dell'isola, dai monti del Gennargentu alle Barbagie. 
Scopriremo solo dopo che si tratta di un giro poco interessante dal punto di vista paesaggistico, caratterizzato da stradine tortuose e tremendamente lunghe.
Ma valeva la pena tentare. 
Da San Vito ci immettiamo lungo la strada litoranea che ci porta a Tortolì, rinomato centro balneare di questa zona orientale della Sardegna, fornito anche di un piccolo aeroporto a destinazione commerciale. 
Dopo aver consumato un veloce pranzo in uno dei tanti bar del vialone di accesso alla città, ci dirigiamo alla volta di Lanusei, e da lì comincia un intenso pomeriggio di rapporto ininterrotto coi sedili di Panda Pazza, su e giù per le strade che tortuose si arrampicano quasi ad avvolgere i monti del Gennargentu, con le ginocchia di Francesco che ad un certo punto reclamano pietà e una voglia matta di richiudere il cerchio di questo matto girotondo.
La SS 198 è quella che imbocchiamo a Lanusei: dopo circa mezzora di macchina ci rendiamo conto di aver percorso a stento soltanto una decina di chilometri... 
La freccetta che indica la nostra posizione lungo la mappa dell'iPad si muove a malapena, prendendosi beffa delle nostre intenzioni viaggerecce. 
Se solo avessi saputo cosa mi sarebbe capitato davanti agli occhi, di sicuro avrei arrestato la folle marcia contro il tempo per godere a pieno dello spettacolo regalatoci dal primo dei paesi incontrati sul nostro percorso: Gairo Vecchio.
Appena lasciato un insignificante paese alla nostra destra (che scoprirò essere l'attuale paese di Gairo), scorgo davanti ai nostri occhi dei palazzi in rovina, e mentre Panda Pazza sfreccia davanti alle facciate dei tempi che furono, osservo stradine di accesso a questo museo a cielo aperto, recanti ancora le targhe con i nomi delle vecchie vie. 
E' solo una frazione di secondo, Panda Pazza è già avanti centinaia di metri da questo piccolo teatro, ma ai tornanti successivi, quando la strada statale scende dalla collina del paese di Gairo per arrampicarsi su al paese di fronte, ecco che uno degli spettacoli più scenografici si spalanca ai nostri occhi. 
Di fronte a noi, dalla parte opposta della collina su cui ci troviamo adesso, il nuovo paese di Gairo sovrasta le rovine e le macerie di Gairo Vecchio, in un colpo d'occhio senza precedenti.
Ci fermiamo al bordo della strada per fare decine di foto. E l'immancabile Safari inizia a snocciolare in rete informazioni circa la storia incredibile di questi due paesi, il primo colpito da un alluvione anni fa, e il secondo costruito letteralmente pochi metri sopra alle sue spalle.
Se la strada non fosse stata così lunga e impegnativa, avrei sicuramente invertito rotta per respirare l'atmosfera di abbandono e di associato fascino di questo splendido paese fantasma. 
La ricerca di posti simili in tutta la regione diventerà una specie di ossessione...
All'altezza di Sadali scegliamo di imboccare una specie di scorciatoia a questo lungo girotondo, e attraversando i paesi di Seulo, Gadoni, Aritzo e Tonara ci ritroviamo nuovamente sulla SS 198 e svoltiamo in direzione di Fonni. 
La prossima meta è Orgosolo, paese famoso per i tanti murales incisi sulle facciate delle abitazioni. Qui ci fermiamo a consultare mappe e guida, e scopro che poco più a nord di Nuoro si trova il santuario di San Francesco di Lula, dalla storia parecchio interessante: legenda vuole che questo santuario sia stato costruito da alcuni banditi nuoresi come ringraziamento al santo per averli aiutati nel dimostrare la loro estraneità di fronte ai delitti di cui erano accusati.
La strada che si dirige al santuario è piana e scorre liscia rispetto ai tornanti tortuosi su cui eravamo qualche minuto prima. 
La zona è circondata da un'aura densa di fascino e mistero. 
L'idea del santuario costruito come posto di preghiera per latitanti ci inquieta ma al tempo stesso ci incuriosisce. 
E' su questa strada che fantastichiamo l'idea di essere inseguiti da una vecchia jeep con due uomini a bordo, che all'apparenza appostata all'angolo di una strada sterrata, si rimette in marcia appena dopo il nostro passaggio. 
Francesco accelera, ma loro sembrano andare più veloci e ci tallonano. 
Prego il santo ove siamo diretti perchè, per una volta, possa aiutare me e non il bandito che mi insegue. 
Scorgo il piazzale del santuario davanti ai miei occhi e arrestiamo la nostra marcia li. 
La jeep procede oltre. 
Era solo un film. 
Del resto, dopo essere sopravvissuti alle stradine deserte della Barbagia sarebbe stato poco onorevole arrendersi su questo mega stradone. 
Purtroppo il santuario è chiuso: cancelli serrati senza alcuna indicazione circa visite e orari. 
Scendo dalla macchina e faccio un giro a piedi lungo tutto il perimetro della struttura. Sembra abbandonato. Eppure mi piace ricamarci su storie intrise di avventura. 
Come quella di qualche istante prima. 
Magari la jeep è appostata dietro l'angolo e ci osserva. 
Magari sono stanca e ho bisogno di andare a riposare, prima che la mia mente se ne inventi una più del diavolo. 
Sulla strada che si allunga verso il mare, nei pressi di Dorgali, scopriamo un agriturismo da mille e una notte. 
Sarà il nostro punto di ristoro per la cena e per la notte... assieme all'inizio di una nuova avventura... l'ennesima della giornata. 
  
           AGRITURISMO BIRIDDO
4 su 5 stelle
Meravigliosa struttura completamente immersa in una campagna di 24 ettari, popolata da asini, pecore  e mucche. 
Le camere sono disposte in una struttura a semicerchio, indipendente rispetto al corpo centrale e alla sala adibita ai pasti. 
Accoglienza calorosa, anche a seguito di qualche piccolo problema occorso durante l'escursione nella campagna circostante. 
Cena abbondante, a base di prodotti locali.
Posizione agevole per raggiungere il mare di Cala Gonone. 

Per cena aspettiamo all'agriturismo un nostro amico/collega, anche lui di nome Francesco, attualmente impegnato in un giro per la Sardegna a bordo del suo bolide a due ruote. 
Siamo quasi al tramonto, manca poco più di un'ora alla cena. 
La campagna circostante ci affascina e prima di una bella doccia sentiamo la voglia di una passeggiata salutare in mezzo alla natura. 
Pierpaolo (il gestore dell'agriturismo) ci indica il percorso. 
Ci avviamo in mezzo al nulla con i nostri pantaloncini a mezza gamba e le scarpe di tela; un gregge di pecore a farci compagnia. 
La distesa di grano ambrato dalla luce del sole che tramonta è suggestiva. 
Tutt'intorno ronzio di mosche, canto di cicale e il profumo delle erbe selvatiche. 
A metà del percorso tracciato da Pierpaolo ci troviamo immersi letteralmente nella natura: i campi non più arati ci avvolgono con la sterpaglia fino a metà polpaccio. 
Ci viene difficile individuare il sentiero.
Ma Francesco è sempre stato il navigatore della coppia. "Io mi oriento sempre" è il suo grido di battaglia, e conduce me e il mio sguardo perso nel nulla verso il sentiero.. o, meglio, quello che lui crede sia il sentiero. 
Ci ritroviamo davanti ad una recinzione con filo spinato. 
Il sole è già molto basso all'orizzonte.
Una mucca pascola tranquilla e ignara. 
Steve Jobs ci viene in soccorso, e riempie di tacche per il segnale il nostro iPhone.
Francesco chiama Pierpaolo e prova a spiegargli dove siamo finiti. 
Crede di aver capito quale strada fare. 
Io, in realtà, credo che sia Pierpaolo a non aver capito dove siamo finiti. 
Con molto coraggio, provo a spingermi oltre la siepe di filo spinato, facendo attenzione a non restare impigliata. 
Le gambe mi prudono, la sterpaglia è altissima e pezzetti di erbacce si sono conficcati dentro le mie scarpe. 
Di fronte a noi un immenso campo arato e un trattore al centro: alle spalle una casa.
Bingo, ce l'abbiamo fatta!
A passo spedito ci avviamo verso il campo arato, quasi correndo verso la salvezza. 
Ma un canale d'acqua separa lo spazio dove siamo noi adesso da quel campo che diventa sempre più un miraggio. 
Non possiamo andare oltre. 
Siamo bloccati in mezzo al nulla, dispersi in mezzo alla campagna!
Francesco prova ad andare più avanti alla ricerca di un ponte che possa permetterci di oltrepassare il guado. 
Da lontano mi fa segno di vittoria, e mi avvio correndo verso di lui. 
Abbiamo conquistato il campo appena arato e ci dirigiamo verso la casa alle sue spalle.
Sappiamo non essere il nostro agriturismo, ma non sarà poi così lontana!
Francesco chiama nuovamente Pierpaolo, ma questi sembra non capire di quale casa si tratti. 
Dei cani ci abbaiano contro, attraversare il cortile potrebbe essere pericoloso. 
Pierpaolo ci suggerisce di tornare indietro al campo arato e al trattore e di aspettarlo li. 
Il sole è ormai andato. 
Dopo qualche minuto scorgiamo un mezzo motorizzato nella nostra direzione: è lui che ci è venuto a recuperare a bordo di un trattore!
Esausti saliamo a bordo dell'originale veicolo e facciamo rientro in agriturismo, dove l'amico Francesco e un'altra ospite inglese sorseggiano vino come aperitivo e ridono alle nostre spalle per la disavventura. 
Le gambe sono dolenti.
Un'ottima cena è ciò che ci vuole, seguita da una doccia calda. 
Per domani vogliamo solo relax.

GIORNO 10:

Sveglia presto per una delle migliori giornate di mare mai avute.
Destinazione Cala Gonone... gita in gommone, arriviamo!!
La zona ad est di Dorgali è una delle più rinomate località balneari di tutta l'isola: diversi gli itinerari suggeriti per prendere conoscenza delle spiagge incastrate tra la roccia. 
A piedi o in motoscafo, noi naturalmente scegliamo il mezzo più comodo....
Giunti al porto di Cala Gonone ci imbattiamo in una serie di piccoli chioschetti per il noleggio di barche. I prezzi sono più o meno allineati, così mentre Francesco e Francesco (quanta confusione di nomi oggi...!) scelgono il motoscafo, io penso al rifornimento di cibi e bevande per tutta la giornata.
Col noleggio del motoscafo ci viene fornita anche una mappa per la navigazione, che contempla tutte le spiagge che troveremo lungo il percorso. 
L'enfasi viene posta su quel pezzo di spiaggia le cui acque sono denominate "piscina di Venere", ed è lì che dirigiamo la prua per cominciare la nostra giornata. 
Semmai doveste capitarvi di venire a fare un giro in questa splendida isola, non potrete omettere di fare un giro in barca per scoprirne almeno un lato di costa. 
Le spiagge più belle, in qualunque zona voi siate, si vedono da qui, godibili da una prospettiva tutta diversa rispetto alla solita.
Noi siamo anche particolarmente fortunati, o forse più assennati, nel progettare il nostro giro a partire proprio dall'estremità: dopo la sosta alla Piscina di Venere dirigiamo, infatti, la prua del nostro gommone direttamente verso il Capo di Montesanto (il punto non oltrepassabile dalla navigazione), e da li rientreremo pian pianino verso il porto di Cala Gonone toccando una dopo l'altra tutte le spiagge. Il flusso va al contrario: da Cala Gonone si tende a procedere pian pianino verso il Capo, lambendo tutte le spiagge, per poi rientrare in unica tirata alla fine della giornata.
Chiaramente, l'aver adoperato una strategia differente dagli altri fa si che ci troveremo di passaggio nelle varie spiaggette proprio nel momento in cui gli altri decideranno di abbandonarle per passare a quelle successive. Il che ci regalerà dei momenti tutti per noi, privi di schiamazzi e motori rombanti. 
La Piscina di Venere è qualcosa di sorprendente: le acque sembrano maldiviane, talmente splendenti e cristalline da sembrare, appunto, una piscina. 
Non riesco a resistere alla tentazione di realizzare un piccolo book fotografico, aggrappata come una lucertola agli scogli e fluttuante come una sirena immersa nel mare.
Via, liberi nel vento, si procede verso Cala BiriolaCala MarioluCala Luna.. paesaggi da toglierti il fiato, e acque così invitanti che non vorresti più andare via. 
E poi la velocità... quella in motoscafo... quella si che mi piace... quella non mi fa paura...
Vedo la mia pelle cambiare rapidamente colore, l'olivastro di un inverno interminabile lascia il posto ad un ambrato che profuma di sole, di mare, di estate. 
Il rientro è previsto entro le 18, così decidiamo di fare una capatina all'interno della Grotta del Bue per capire di che si tratti... ma intuiamo essere una delle tante trovate commerciali, così proseguiamo dritto per rientrare al porto un pò prima di quanto previsto e goderci un aperitivo sotto il sole cocente.
Il nostro giro itinerante per la Sardegna termina qui, con le immagini di questi posti. 
Panda Pazza ha adesso il musetto puntato in direzione nord, verso la Costa Smeralda, dove trascorreremo il resto dei giorni di vacanza, ospiti di una zia di Francesco che ci ha messo a disposizione la casa a Porto Cervo (mica barboni noi!). 


GIORNI 11/15:
L'arrivo a Porto Cervo avviene quando il sole sta per tramontare. 
La casa della zia di Francesco è bellissima, in un residence esclusivo e con una veranda vista mare.
Decidiamo di lanciarci nella prima delle nostre serate in Costa Smeralda e optiamo per una cena brasiliana a base di carne. 
Strano come arrivati in un posto di mare ci venga subito voglia di carne... 
Diamo appuntamento all'altro nostro compagno di avventura di questi giorni, Francesco, presso uno dei locali più quotati di tutta la città... e da questa prima uscita scopriremo quanto cara possa essere la vita in questo angolo di Sardegna...

ARUANA CHURRASCARIA
4 su 5 stelle
Bellissima atmosfera, con i tavoli apparecchiati all'esterno a bordo piscina. 

Ottimo e vario il buffet, ricco di verdure grigliate/in pastella, insalate, salumi e sfizi di ogni genere.

Celere e curato il servizio, con i camerieri che tornano spesso e volentieri al tuo tavolo per proporti pezzi di carne di volta in volta differenti e, a rotazione, bis/tris di pezzi già avuti in precedenza.

In sostanza, si mangia fin quando si è al limite: sei solo tu a dettare la fine del gioco e a dire stop. Fino a quel momento, sei liberissimo di fare avanti e indietro dal buffet illimitatamente, oltre che di riempire il tuo piatto con tutte le porzioni di carne che preferisci.

Molto salato il conto: 120 € in due. Non tanto per la carne (sui 40 a testa), quanto il costo di aperitivo pre cena e il dessert (10 € una coppetta di fragole con gelato).

Terminata la cena, decidiamo di smaltire la "sbornia post conto" con una passeggiata in cetro a Porto Cervo: la mia prima impressione di questo villaggio è quella di un outlet a cielo aperto. 
Avete presenti gli outlet realizzati con casette di un piano, tutte ben rifinite, e le viuzze in pietra? 
Ecco, a Porto Cervo sembra di passeggiare in uno di questi posti, tra le vetrine di Gucci, Prada e chi più ne ha più ne metta...
Di Intimissimi, Sisley e compagnia bella nemmeno l'ombra... vorremmo mica scherzare, siamo in Costa Smeralda!
Senza parlare, poi, degli yacht ancorati al porto....
Tutto, però, mi dà l'idea di eccessiva finzione. 
Nemmeno il mare sembra così bello come quello scoperto negli altri angoli dell'isola: colpa della pressione turistica probabilmente, che ha realizzato in una delle coste al tempo più selvagge e frastagliate di Sardegna un impero commerciale senza precedenti.
Non fraintendetemi: non si parla di abusivismo edilizio e mostri ecologici in riva al mare. Tutt'altro!
Qui l'architettura è saldamente regolamentata da norme che impongono uno stesso stile costruttivo in piena armonia con i colori del paesaggio: così non capiterà mai di trovare un residence dalle case arancioni o quello dalle case blu fluo.
Ciascun residence è simile nella forma e nel colore a quelli limitrofi, e il rivestimento esterno solitamente è di pietra rosata, molto neutro e tendente a ben fondersi con l'ambiente circostante. 
Però, comunque, ti ricorda che la vera Sardegna di certo non sia questa.
Nei giorni che seguiranno, ci troveremo a percorrere questo tratto di costa in tutte le direzioni, sia verso nord che verso sud, ma difficilmente mi capiterà di trovare un lembo di spiaggia capace di suscitarmi le stesse sensazioni di Baia Chia o Cala Mariolu. 
L'idea di una spiaggia tutta per sè, o da condividere comunque tra pochi eletti, è completamente da mettere al bando.
C'è anche da dire che siamo già alla seconda settimana di Giugno, la stagione estiva volge verso il pienone. E il fatto di frequentare una località ad alta densità turistica di certo non aiuta. 
La spiaggia del Pevero, dalla forma concava e raccolta, ha un bel colpo d'occhio... se non fosse per tutti i bagnanti e gli ombrelloni in riva al mare...
Liscia Ruja e la sua sabbia bianchissima...
La spiaggia del Principe forse è la più bella, con la camminata per raggiungerla e il suo angolino nascosto. Ma il vento soffia fortissimo, e anche qui la gente ti sta alle calcagna. 
Meno allettante la spiaggia di Cala Granu, proprio sotto la nostra casa: una puzza costante di fogna rende poco piacevole la permanenza.
Mentre siamo in zona, a Francesco viene anche voglia di provare l'esperienza delle immersioni subacquee... ma non il classico snorkeling con maschera, pinne e boccale, attorniati da tanti pesciolini colorati.
Lui parla di immersioni vere e proprie... con tanto di bombole... e vorrebbe trascinarmi in questo suo diabolico piano...
Ma il tempo qui non è una meraviglia, le giornate sono uggiose, l'acqua del mare è fredda e il vento soffia abbastanza forte. 
Finirà per desistere anche lui. 
Leggermente diversa da Porto Cervo ho trovato Porto Rotondo: più "umana", a misura di NON vip.
Bella nella sua passeggiata lungo il mare, intrigante nei suoi vicoli stretti e le case ricoperte da barriere di fiori.
C'è persino un angolo di Marocco, nella piazzetta della Kasbah, dall'architettura inconfondibile. 
Come avrete notato leggendo questa ultima pagina di diario sardo, pochissime, quasi inesistenti, le foto... il resto della vacanza ci ha visti ospiti di un relax totale e assoluto.
Ritmi più lenti per riprenderci da una corsa contro il tempo.
Borse più leggere per andare in giro, chiaro esempio di abbandono di una vita nomade a favore di una sistemazione fissa per le nostre restanti notti.
Capita, dunque, che la macchina fotografica resti a casa e il cellulare riposi batteria e memoria nella tasca della borsa. 
Non ha nemmeno senso stilare un diario che riporti il resoconto dettagliato di ogni singolo giorno, come in precedenza. Scene di vita "normale" (supermercato, bar, siesta in veranda) si alternano alla visita di angoli più o meno suggestivi senza, però, doverne forzatamente definire un ordine cronologico. 
Quelli che avete appena letto sono piccoli flash di vita sparsi qua e la, portatori di suggerimenti associati a sensazioni e giudizi. 
Non potrebbe di certo mancare, allora, una lista dei ristoranti e locali che ci hanno visti ospiti nei 5 giorni di permanenza in Costa Smeralda:


HIVAOA PORTO CERVO
1 su 5 stelle
Mi stupiscono le recensioni degli altri lettori, ma il mondo è bello perchè è vario...

Anche sulle differenze di gusto e palato non c'è nulla di obiettivo, ma riuscire a distinguere una pizza... una semplice e genuina pizza, preparata con gli ingredienti della tradizione... credo sia doveroso e nemmeno troppo complicato.

Alla "modica" (da intendersi in maniera ironica) cifra di € 32,50 per una birra, un bicchiere di vino e l'acqua ci sono state servite due pizze dalla qualità pessima, con ingredienti che probabilmente nemmeno gli inglesi oserebbero utilizzare: salsa di pomodoro più simile a ketchup che ad altro, e formaggio nemmeno minimamente comparabile con il già economicissimo mozzarellone da supermercato.

Da dimenticare

PANINO GIUSTO
3 su 5 stelle
Ampia la varietà di panini e piatti.
Abbordabile il prezzo nella carissima Porto Cervo. 
Sicuramente meglio di tanti altri locali a costi più elevati e dalla qualità inferiore.

4 su 5 stelle
Posso solo affermare di aver cenato divinamente, in un posto immerso nella campagna. 
Gli antipasti tipici della cucina sarda non si limitano solo a formaggi o salumi, ma affondano ancor più nella tradizione, offrendo assaggi di cibi che degli stomaci forse un pò più delicati potrebbero non gradire (e ammetto di essere stata proprio io la prima a rifiutare qualcuna delle portate offerte dal signore che serviva ai tavoli).

Malloreddus al sugo e porcetto arrosto completano la cornice gastronomica di un soggiorno, il mio, che non li aveva ancora visti come protagonisti (non a caso la scelta per la cena di quella sera è ricaduta proprio su questo locale).

La torta di mele calda conclude questo splendido pasto, e riesce perfino a non farmi rimpiangere le seadas che ero convinta avrei potuto trovare. 

Prezzo ragionevolissimo: € 25 a testa.

4 su 5 stelle
Forse occorrerebbe differenziare la valutazione in base al cibo e al servizio offerto. 

Sul cibo, nulla da eccepire: antipasto di pesce originale (tante mini porzioni di pesce cucinato in modo differente), e buoni i primi piatti. 

Sul servizio... beh, ci sarebbe molto da scrivere. 
Lento e forse dedito più al cliente "danaroso" che alla singola coppietta: la tavolata di turisti stranieri seduti al nostro fianco catturava l'attenzione del personale di sala con una frequenza decisamente superiore alla nostra... che abbiamo dovuto aspettare anche mezzora per poter semplicemente saldare il conto e andare (senza contare l'attesa tra le portate).

Peccato, si può e si deve certamente migliorare.

Una menzione a parte merita la gita all'arcipelago della Maddalena e Caprera. Soprattutto quest'ultima, angolo ancora selvaggio di una parte di Sardegna ormai piegatasi alle regole del turismo. Non credo si possa nemmeno pernottare: si tratta di un turismo mordi e fuggi che d'estate, tra l'altro, viene anche regolamentato limitando l'afflusso delle autovetture in ingresso. 
Tutt'intorno natura, fino alla fortezza militare di Poggio Rasu, ormai abbandonata ma erede di un fascino suggestivo come pochi. 
Prima di lasciare l'isola alla volta della Maddalena, optiamo per una sosta veloce in un chioschetto incrociato lungo la strada:

3 su 5 stelle
Ampia la scelta di panini: del resto è forse l'unico, o tra i pochissimi ristoranti/bar aperti sull'isola.

Non perfettamente scaldato il mio, che all'interno restava abbastanza freddo. 
Nel complesso, va benissimo per una sosta mordi e fuggi in uno dei paradisi sardi.

La Maddalena, se possibile, risulta ancora più affascinante e suggestiva della vicina Caprera. 
Percorrerla in macchina, tra le tante spiagge che si susseguono e gli innumerevoli angoli di natura, da un senso di libertà incredibile.
Siamo a pochi passi dalla Costa vip per eccellenza, invasa da orde di turisti. Qui, invece, regna la pace. 
Sarà per la pigrizia del turista nel prendere un traghetto... sarà perché quest'atmosfera resta sospesa in una dimensione di tempo tutta sua....
Ma visitate Baia Trinita e mi direte se non sarete voi, per primi, a desiderare che il tempo si fermi li su quella distesa di acqua turchese e limpidissima, contorniata da una lingua di sabbia senza paragoni.


Il soggiorno giunge alla fine... nei tavolini di un bar al centro di Olbia, prima di riprendere il volo che mi condurrà in una Malpensa finalmente riscaldata dai primi raggi di luce di una primavera troppo tardiva.
Ormai anche qui è arrivata l'estate. 


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