Assidua lettrice di racconti di viaggio (dei Turisti per Caso), e recensore costante su Trip Advisor per quel che riguarda hotel, ristoranti e posti da visitare… Questa sono io, e la mia idea di racchiudere in un'unica pagina, la mia, tutti gli svariati contributi relativi ai miei viaggi nel mondo reale e in quello del gusto, di modo che esperienze, sensazioni, colori, sapori e giudizi possano insieme mescolarsi nel diario di un'esperienza di vita.

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venerdì 17 ottobre 2014

PROVENZA… mon amour

4 giorni liberi a Luglio, due amiche, un peloso, una macchina… e tanta voglia di tuffarsi nelle coloratissime distese di lavanda in Provenza. 
Check up completo alla macchina e partenza prevista per le ore 10 di Sabato 12 Luglio… col senno di poi, avrei scelto un giorno settimanale. 
Non tanto per l'eventuale traffico di villeggianti verso il mare (il cielo grigio e le temperature non particolarmente elevate di quest'estate hanno reso, se non altro, più fluido e confortevole il transito sulle autostrade dirette al mare)… Quanto per la totale chiusura dei negozi per l'intera permanenza in terra Provenzale, trattandosi consecutivamente di un Sabato, una Domenica e un Lunedì di festa nazionale (il 14 Luglio). 
Quindi niente shopping di oggetti shabby chic; nessun gingillo provenzale a decorare casa nel ricordo, a candidi colori pastello, del mio passaggio in terra francese.
Una volta rientrata in Italia non mi resterà, dunque, che continuare imperterrita a mettermi in coda su una tangenziale diretta alla più vicina Maison du Monde per soddisfare la mia voglia di arredare casa nello stile che, in assoluto, prediligo. 
4 giorni, dunque… ma 2 di viaggio.
Ne restano, dunque, 2 per vivere a pieno la magia dei campi lilla. 
Il mio programma originario è molto fitto, ma quando mi rendo conto della situazione stradale locale sono costretta ad apportare delle modifiche. 
Tornanti, stradine piccole e, talvolta, dissestate collegano le principali località della provenza in un reticolo che sembra difficile sbrogliare. 
Pochi i chilometri effettivi di distanza tra un luogo e l'altro; eccessivi i minuti reali per la loro percorrenza. 
Credo ci sia un difetto nel navigatore che ho deciso di istallare temporaneamente in macchina per farmi da guida, ma scoprirò che oltre una certa velocità sarà impossibile percorrere quelle distanze. Fidatevi, dunque, di quanto annunciato dai vostri navigatori e armatevi di pazienza… o di più giorni a disposizione. 
Paros si accuccia tranquillo nei sedili posteriori, ogni tanto fa capolino e ci ricorda della sua presenza. Optiamo per una sosta a metà strada in un autogrill nelle vicinanze di Spotorno, di modo da permettere al peloso una veloce sgranchita alle zampette. 
Raggiungiamo la prima tappa di questo viaggio dopo circa 4 ore totali. 
Siamo a Nizza. Troviamo facilmente parcheggio in uno dei silos in prossimità della promenade, e scegliamo di consumare il primo pasto di questa mini fuga estiva all'insegna del risparmio, presso uno dei Mc Donald's di fronte al mare, che accoglie indiscriminatamente anche gli amici a 4 zampe. 
Diamo un rapido sguardo alla distesa di sabbia che si apre di fronte a noi, e osserviamo un cielo che diventa sempre più cupo: neanche in Costa Azzurra, l'estate sembra voler mostrare il suo aspetto migliore. 
Sulla strada per Baudinard sur Verdon incontriamo, addirittura, la pioggia e in macchina cala il silenzio. 
Sono stanca di questo cielo grigio, ho voglia di sentire il calore sulle mie ossa, ho voglia di osservare lo scintillio delle distese di girasole, annusare il profumo dei fiori e non della terra bagnata. 
Intorno alle 17:30 arriviamo a La Farigoule, il primo dei bed and breakfast prenotati su internet, all'insegna della disperazione: a causa, probabilmente, della festività del 14 Luglio, e del weekend che la precede, non mi è stato semplice -nei giorni precedenti la partenza- rintracciare strutture che avessero ancora disponibilità di camere. 
Ho inviato decine di email, annotando su un foglio i nomi delle strutture consigliate su Trip Advisor, Booking.com e, soprattutto, un motore di ricerca francese per "Chambres d'Hotes", e rintracciando nei rispettivi siti internet le modalità per mettermi in contatto con i loro gestori. 
E, puntuali, le mail di risposta con tanto di scuse per la mancata disponibilità. 
Avremmo voluto condurre il nostro giro itinerante senza vincolarci eccessivamente al luogo in cui trascorrere la notte, ma la scarsissima disponibilità ci ha fatto desistere dall'intento, portandoci dunque ad una maggiore e più attenta pianificazione conseguente ai luoghi deputati alla sosta notturna. 
La struttura scelta per la prima notte, La Farigoule, è molto bella, circondata da piante di lavanda e un bel prato con piscina e angolo relax. 
L'accoglienza è meno calorosa del previsto, caratteristica, questa, che -ahimè- si ripeterà per tutto il nostro soggiorno. 
Mi aspettavo almeno due chiacchiere del tipo "da dove venite? tutto ok il viaggio?" o banalità simili, invece ci vengono consegnate le chiavi di una camera priva persino del sapone per lavarsi le mani. 
Facciamo finta di nulla (non amo chiedere ciò che, in realtà, dovrebbe essermi dato di base) e usiamo la nostra dotazione di bagnoschiuma e shampoo da viaggio. 
Dopo aver concesso al peloso una piccola fuga nel ciottolato davanti alla nostra camera, ci accomodiamo nei divanetti in prossimità della piscina, e consumiamo due bevande che, al saldo del conto, scoprirò venirci offerte dal proprietario. 
Si, i gesti di generosità magari non mancano, anche se all'offerta di una bevanda corrisponde, poi, l'addebito sul conto finale del supplemento per l'animale (cosa cui non si era accennato nello scambio di mail, sebbene si trattasse di soli € 5) e, cosa ancor più sconvolgente (a mio parere), della tassa legata al pagamento tramite paypal…
Però è proprio l'atteggiamento di chiusura, quasi diffidenza, che ti impedisce di scrutare nella vita del tuo interlocutore o ricevere in cambio un sorriso. Le conversazioni assumono dei toni quasi sempre formali, sembra che ci sia una barriera invalicabile, fatta di sorrisi freddi e frasi di circostanza. 
Ce ne faremo una ragione. 
Baudinard è un piccolo villaggio sito in riva al Lago Saint Croix e in prossimità delle famose gole del Verdon. Il sole è ancora alto, e -prima che tramonti- ne approfittiamo per percorrere, in macchina, il giro tutt'intorno al lago (con tappa al paesino) e successivamente imbocchiamo la strada per Moustiers Sainte Marie, che ci riserverà i primi scorci di campi di lavanda e girasoli illuminati dalla caldissima luce di un sole in fase di tramonto. 
Lo scenario ci sorprende e ci scalda l'animo, ancora un po' basito dalla tiepida accoglienza, e mentre i chilometri si susseguono noi faremo soste anche negli angoli più impensati delle strade, per cogliere lo spettacolare paesaggio tutt'intorno. 
Moustiers, sulla carta, dista solo 25 km dal paesino di Baudinard, eppure ci vogliono più di 40 minuti per raggiungerla: come già accennato, in Provenza, le strade sono piccole, strette e anche tortuose (in certi punti ci si arrampica intorno alle alture boscose per poi cominciare la discesa nei campi di grano e lavanda, raddoppiando -dunque- il tempo necessario alla percorrenza dei chilometri in linea d'aria). Non lasciatevi, dunque, infervorare dalla vicinanza estrema dei vari villaggi l'uno con l'altro, perché spesso il tempo di percorrenza sarà esattamente il doppio della distanza in chilometri, e finirete per dover rinunciare ad alcune delle tappe preventivate nel vostro viaggio, esattamente come è capitato a noi. 
Sono sicura di aver tralasciato tantissimi scorci invidiabili, ma sono altrettanto certa di aver visto posti davvero incantevoli.
Uno di questi è proprio il paesino di Moustiers Sainte Marie, costruito alla base di uno sperone di roccia (su cui si scorge una chiesetta), e attraversato da un piccolo fiumiciattolo su cui si affacciano alcuni deliziosi ristoranti. 
Ne scegliamo uno per la nostra cena, senza arrovellarci troppo sull'eventuale costo dell'operazione, che però segnerà in maniera deprimente la nostra esperienza gastronomica francese. 
Al Les Santons, locale indiscutibilmente elegante e di fascino, con le sue ampie vetrate sul fiume che attraversa il villaggio provenzale di Moustiers, ci viene proposto un menù a prezzo fisso (31 euro), comprendente un antipasto, un piatto principale e un dolce. 
Nulla da dire sugli antipasti, ma il piatto "forte" della serata spezza il mio già precario equilibrio con le spezie tipicamente utilizzate nella cucina orientale, e segna l'inizio di una mia personale battaglia culinaria contro il coriandolo. 
Ordino una tartara di carne: mi arriva un raffinatissimo piatto di carne cruda condita da quest'erbetta di cui non sono mai stata particolarmente amante, ma che ho sempre mandato giù senza fatica qualora fosse stata presente nei piatti presentatimi. 
Assaggio il primo boccone, e un gusto stranissimo invade la bocca. Indecisa, vado avanti con la seconda forchettata, e avverto un conato di vomito. 
Non capisco cosa possa essere, e decido di assaggiare a solo una delle foglie di coriandolo che riempiono il tortino di carne cruda che mi scruta dal piatto. 
E' fatta… da quel momento sono ufficialmente allergica/intollerante/disprezzante nei confronti del coriandolo, che sovrasta letteralmente il sapore (altrimenti delicato) della carne, rendendo immangiabile quello che avrebbe dovuto essere un raffinatissimo piatto della cucina francese. 
Ma non è tutto: osservo la stessa identica scena nel tavolo accanto al mio. 
La ragazza mette in bocca la prima forchettata di tartara, e sgrana gli occhi di fuori sputando quasi il boccone appena ingerito. 
Da quel giorno non sarò più capace di sostenere neanche l'odore della pianta di coriandolo, anche se avvistata nei reparti di un supermercato. 
Il dolce vorrebbe aiutarmi nell'eliminare dalla bocca il gusto più atroce che abbia mai esperito negli ultimi anni della mia vita, ma il suo sforzo risulta vano. 
Perfino Paros inizia a fare i capricci, stufo di star seduto sotto a un tavolo, e a digiuno dalla sera prima. 
Ci mettiamo in macchina attraversando le stradine di campagna che da Moustiers ci riportano a Baudinard, per goderci -finalmente- il meritato riposo dopo una lunga giornata di viaggio. 
Il sole del mattino successivo ci rende più allegre e pronte ad affrontare un'altra intensa giornata di macchina. 
In giro per campi di lavanda, grano e girasoli, alla ricerca dello scatto fotografico migliore e del "salto al cespuglio" più audace. 
Siamo in Valensole, la terra dei campi di lavanda: sconfinate distese lilla si rincorrono ai bordi delle strade, dove pullman pieni di turisti si accostano per riversare i loro carichi di cappelli e macchine fotografiche in giro tra i sentieri delimitati dalle piante profumate.

 

Quando si ha la fortuna di fermarsi in un angolo ancora non invaso dalla calca, si respira un senso di libertà assoluta. 
Il profumo dei fiori, il ronzio delle api, l'espressione divertita del peloso che scorrazza da un cespuglio all'altro: verrebbe quasi voglia di imitarlo, e tuffarsi in quel mare viola che, in lontananza, restituisce i profili delle tipiche abitazioni provenzali dagli infissi color pastello.  
Il villaggio di Castellet, con le sue viuzze deserte e le facciate delle case ricoperte di coloratissimi rampicanti;

la città di Apt, squallida da dimenticare; il fascino medievale del borgo di Bonnieux, con le sue panoramiche vedute dal sagrato della chiesa;





i selciati e il castello della romantica Lacoste



















la piazza di Menerbes, luogo di ritrovo di tanti locali e bar, che solo per voi esporranno le previsioni meteo della giornata; 





la famosissima Gordes, set cinematografico del film "Un'ottima annata", più deludente degli altri quattro gioiellini in stile provenzale, incontrati lungo la strada, ma località prescelta per la cena della serata.
Si gioca la finale dei mondiali tra Argentina e Germania, e le origini sudamericane di Barbara impongono la scelta del maxischermo di Mamma Gorda:
3 su 5 stelle
La serata della finale dei mondiali nell'unico locale di Gordes che mettesse a disposizione un maxischermo per seguire le vicende tra Argentina e Germania. 

Tanta folla con gli occhi puntati alla TV e una fetta di trofeo italiano tra le mani (la pizza).
Sebbene riluttante a mangiare la pizza in un ristorante italiano all'estero (e, in generale, contraria alla ricerca della cucina italiana in terra straniera, quando si potrebbero gustare le tipicità del posto), riconosco che fosse decisamente migliore rispetto allo pseudo piatto della tradizione provenzale che ho deciso di ordinare: un pezzo di carne cotta nel vino e servita in un pentolino stracolmo di tagliatelle…

Diciamo che, in certe situazioni, la fetta di pane caldo, con sopra pomodoro e formaggio fuso, può essere più rassicurante di tante opzioni da brivido.

Trascorreremo la notte a Gargas, a Le mas du Fort
3 su 5 stelleSenza infamia e senza lode…. questo per definire sia l'accoglienza (tiepida e mai calorosa, come un po' in tutta la Provenza), che la sistemazione riservataci.
Ingresso indipendente rispetto alla casa del proprietario, ma comunicante internamente attraverso un varco chiuso da una tenda a listelli, camera molto ampia (ma un tantino datata), bagno in stile un po' decadente e locale WC a parte, in un piccolissimo stanzino.
Un ampio giardino circonda la casa, dove viene servita la colazione al mattino. 

Il mattino seguente ci vede in giro per i campi di lavanda della Vaucluse. 



























Oltre alle strade "canoniche", ci lanciamo alla scoperta di altri sentieri, percorribili in macchina, che dispiegano ai nostri occhi una lavanda più scura, selvaggia e meno curata, ma la totale assenza di folla ci consente di godere a pieno di quei momenti. 

 
Rousillon decidiamo di intraprendere il percorso dell'ocra: m'informo, al parcheggio, sulla possibilità di portare al seguito il peloso e optiamo per il percorso più breve, giusto per avere un assaggio di questo canyon di terra rossa. 
L'idea iniziale è quella di rinchiudere Paros all'interno dello zaino e trascinarlo a spalla per evitare che da blenheim (ossia chiazzato bianco e marrone) possa diventare completamente ruby (totalmente marrone). 
Ma gli audaci turisti con cagnoni al seguito, che mi precedono, sembrano tanto sereni e tranquilli col fidato amico al guinzaglio, che decido di lasciarlo libero di zampettare sulla terra rossastra, anche per evitare di caricarmi il suo peso sulle spalle. 
Di rientro al parcheggio, non basteranno quintali di salviette imbevute di detergente per restituire al peloso l'originale colore biancastro delle zampotte, divenute ormai di un tenue marroncino. 

La tappa successiva di questo itinerario on the road è la splendida abbazia di Senanque, la cui immagine campeggia sulla maggior parte delle guide che parlano di Provenza o, in generale, di campi di lavanda. 
Stupefacente il colpo d'occhio che si ha quando, non appena lasciata la macchina al parcheggio, ci si avvia per la stradina che porta all'ingresso dell'abbazia: l'immagine che tutti vorremmo scattare è proprio li davanti ai tuoi occhi. 
Il tempo di fare qualche foto, e via nuovamente in viaggio verso il villaggio des Bories, un sito archeologico composto da abitazioni in pietra, che ricordano un po' i trulli pugliesi. 

 








La giornata è fittissima di impegni, tutto ciò che non riusciremo a vedere oggi, purtroppo andrà archiviato. 
La prossima meta del pomeriggio sarà Saint Remy de Provence, e -in particolare- la clinica di Saint Paul. Si tratta di uno dei posti più stupefacenti che l'arte possa offrire ai suoi fruitori: in pochi sembrano conoscere quello che fu il rifugio di Vincent Van Gogh negli anni del suo internato psichiatrico, luogo cui ispirò parte dei suoi dipinti più famosi. 
Si possono ammirare la sua camera, la sedia a rotelle e, nel retro, il giardino che mantenne viva la sua voglia di ritrarre i paesaggi con i tipici colori della pittura impressionista. 
Il tutto nella più totale assenza di turisti e guide locali! Davvero uno dei misteri dell'umanità!












La stanchezza inizia a prendere il sopravvento su questa giornata così ricca di paesaggi e profumi. Ci mettiamo in macchina verso la struttura che ci ospiterà per l'ultima notte in terra provenzale, la più bella e "completa" di tutte, Le Mas des Prevots:
5 su 5 stelle
 Già il solo viale d'accesso alla struttura lascia intuire che, nascosta all'ombra dei suoi giganteschi alberi secolari, si nasconda una casa di tutto rispetto. 
Si percorre il selciato fino in fondo, e ci si trova davanti questa stupenda villa, con ampio terrazzo e, dal lato opposto al parcheggio, l'accesso alla piscina. 
Per salire alle camere c'è una scala indipendente, posta sul lato laterale della struttura, che consente l'accesso all'area riservata agli ospiti. 
La nostra camera era molto grande e curata, con un bagno fornito di tutti gli accessori indispensabili. 
Tanta cortesia, gentilezza e disponibilità da parte della signora che gestisce la casa (la mia amica ha avuto un piccolo problema logistico che Julie ha cercato prontamente di risolvere), caratteristica non sempre riscontrata nei gestori di altre strutture in Provenza.
 Utili i consigli per parcheggiare la macchina nel centro di Avignone.
 La colazione, al mattino, nell'ampio terrazzo al piano terra è la spinta giusta per iniziare al meglio la giornata.
Il tempo di distenderci un attimo sul letto e far mangiare e bere il peloso, che -prima che il sonno si impossessi delle nostre ultime forze- dirigiamo la mia fidatissima Ypsilon in direzione di Avignone, dove sappiamo esserci il festival della musica e del cinema. Abbiamo la fortuna di trovare un posto comodissimo per lasciare la macchina, e ci avventuriamo a piedi per le strade stracolme di gente e di locali che -ahimè- hanno l'aria alquanto turistica.
Ciò che rimpiangerò di questa vacanza è il non aver gustato quella che, a parer mio, debba essere la vera e tipica cucina del luogo. 
Tante opzioni "spenna turisti", e necessario il compromesso tra due palati differenti come il mio e quello di Barbara. 
Riesco a scorgere, in una stradina lontana dalla trafficatissima via principale, un locale con pochi tavolini all'aperto che sembra fare al caso nostro per la cena di questa sera. Purtroppo ne ho completamente dimenticato i dettagli: troppa la stanchezza, quella sera, per ricordarsi di appuntarne il nome.
Ricordo solo che, quella notte, ci siamo tuffati in un sonno di piombo tutti e tre: io, amica e peloso! :)
Dopo la splendida colazione, al mattino, nel terrazzo della magnifica villa che ci ospita, decidiamo di fare una deviazione per Arles, prima di riprendere la strada di rientro verso casa. 
Per chi non lo ricordasse (o sapesse), Arles è la città del famosissimo Caffè la Nuit di Van Gogh; e chi, come me, ha una passione sviscerata per le opere del pittore, non può fare a meno di andare a vedere quello che oggi è diventato lo storico caffè di un tempo. 
E' ancora sempre un caffè, ma le recensioni su Trip Advisor fanno venire tutt'altro che voglia di andare: lo trovo lì, nella stessa piazzetta di sempre, con quei colori tesi a ricalcare le sembianze originali di un tempo. 
Le poltrone, però, sono consunte e macchiate, il servizio è tutt'altro che formale (o, almeno, non come ci si aspetterebbe da un locale che goda di quell'aura di "prestigio": insomma, non come quello che ricevereste in uno dei più famosi caffè di Torino, per intenderci), ma ci fermiamo per un caffè e un succo di arancia, prima di rimetterci in marcia verso casa, dove un aereo aspetta Barbara per quella sera stessa. 
I ramoscelli di lavanda, raccolti nei campi, iniziano a seccare e il viola perde il suo smalto favillante. 
Paros mi guarda con il suo musino sempre allegro, lieto di aver potuto condividere con me ogni momento di questa vacanza, senza esclusione di colpi tra hotel, ristoranti e attrazioni di vario tipo. 
Si, la Provenza non sarà la terra più calorosa al mondo in termini di accoglienza verso bipedi umani, ma sembra proprio un paradiso per i loro amici a 4 zampe.

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